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Gattari da legare: Questione di attimi

Quanto tempo impiega l'immagine per arrivare al cervello ed essere elaborata?

Gattari da legare: Questione di attimi

Non lo so, ma è lo stesso tempo che impiego io a capire che un gatto sta per tendermi un agguato. Il tempo di reazione non è all’altezza della prontezza del cervello, però: ho il tempo di pensare “noooo!” e il collant è già smagliato, la caviglia sanguinante e l’orgoglio ferito. Questo quando mi va bene e l’agguato è rivolto a me: sono anni che cerchiamo di salvare topini, uccellini e lucertole. Ragni e scarafaggi no, devo essere sincera: mi dispiace questo mio razzismo, ma prendere in mano un bacherozzo per portarlo verso la salvezza è un compito troppo estremo, per me.

Tra l’altro con questi insetti ho un patto di lunga data: io non vi vedo, voi vivete. Risale a un periodo di studio in un paese letteralmente invaso: non da scarafaggini, ma da cosi di cinque centimetri in grado pure di volare. Un incubo, e coccolavo il gatto del dormitorio universitario per tenerlo a portata di mano. Allentai un po’ i rapporti un giorno in cui, nell’aula studio, mi arrivò un topo mezzo morto sul tavolo, lanciato nel corso della lotta concitata. Bei momenti.

I nostri gatti “residenti”, quelli che vivono in casa perché hanno avuto qualche problema che non consentiva loro il reintegro nella colonia, stanno diventando anziani. Con l’età, è passata un po’ anche l’era degli agguati al buio. Adesso, il tipo di agguato più frequente è del tipo “mi intrufolo con te nella stanza e salto sul letto quando sei troppo stanca per mandarmi via”. Eppure, la più anziana, ogni tanto ha un guizzo. Ha sempre avuto un carattere particolare: tormentata da una dermatite, non ha mai amato molto il contatto fisico. Apparentemente disinteressata al mondo, ha assunto tratti da regina madre quando mia mamma ha cambiato casa e città: adesso va in giro regale, guardando male chiunque le sbarri la strada. Una sua occhiataccia è più che sufficiente a far allontanare tutti.

Eppure, ogni tanto, te la ritrovi al buio, parata davanti, che in un attimo spicca un balzo fino a sfiorarti: “potrei, se volessi. Stai in guardia”. Terrorismo psicologico. Giri l’angolo e senti qualcosa che stride, aggrappato allo spigolo del muro, all’altezza dei tuoi occhi: “ti ho risparmiata, stavolta”. Una bimba di età avanzata che fa scherzi un po’ infami, di quella cattiveria che solo bambini e vecchi riescono, a volte, ad avere. Ma che dobbiamo fare? La perdoniamo e la amiamo. Anche perché sono anni che non cerca più di ammazzarci facendoci cadere dalle scale.

Foto | Flickr

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