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Riccio africano: gestione dell’alloggio

Parliamo della gestione del riccio africano andando a vedere come organizzare la gabbia e come prendersi cura di lui.

Riccio africano: gestione dell’alloggio

Riccio africano – Se ricordate un po’ di tempo fa avevamo parlato del riccio africano vedendo qualcosa sulla sua fisiologia e anatomia e successivamente sulla sua dieta e alimentazione. Oggi ci concentreremo di più sulla gestione del riccio africano, fornendo qualche consiglio sul come alloggiarlo, su come gestire la gabbia e anche su come prendersi cura di lui. Anche se la cosa migliore da fare quando si decide di convivere con una specie esotica sarebbe quella di chiedere informazioni ad un veterinario esperto di esotici prima di adottare e non dopo quando ormai si sono commessi errori a volte irreparabili. Inoltre la prima cosa da fare se prendete con voi un animale esotico è assicurarvi di trovare un veterinario esperto di esotici che possa seguirvi: trovatene uno in zona, se non c’è nella vostra città cercate in quelle vicine, di sicuro nella vostra provincia ce ne sarà almeno uno, basta cercare e spostarsi un po’. Questo possibilmente prima che il vostro pet si ammali e andiate in panico perché non sapete dove reperirne uno.

Riccio africano: gestione dell’alloggio

Anche se la cosa migliore sarebbe avere una bella stanza tutta adibita per lui, realizzata su misura in modo da eliminare qualsiasi pericolo, se non si può fare assicuratevi di procurarvi una gabbia il più grande possibile. Il fondo e le pareti devono essere lisce per evitare che di danneggi le zampe. Normalmente i ricci non saltano e non si arrampicano, quindi è sufficiente una gabbia con pareti abbastanza alte. Ma ribadisco il concetto che deve essere parecchio grande, il riccio trascorrerà lì gran parte del suo tempo e deve poter fare movimento.

Per il fondo normalmente si usano pellet di tutolo di mais o di carta riciclata, dovete però pulirlo spesso per evitare dermatiti da ristagno di feci e urine. Evitate invece di inserire stracci o asciugamani perché potrebbe sfilacciarli, mangiarli e andare in contro a blocchi intestinali.

Come sempre nella gabbia va inserita una casetta o anche un tubo di plastica che possa fungere da tana.

Riccio africano: patisce il caldo o il freddo?

Lo dice il nome stesso, il riccio africano proviene da zone parecchio calde, per cui ha bisogno di un ambiente che viaggi sui 25-30 gradi. Il problema è la stagione fredda, per cui è necessario riscaldare una parte della gabbia (non tutta per evitare di cuocerlo). Attenzione all’uso dei riscaldatori: esattamente come per le tartarughe, bisogna fare attenzione a dove li si posiziona per evitare ustioni. Quando il riccio africano viene tenuto a temperature troppo basse, ecco che diventa letargico e rischia di sviluppare infezioni respiratorie.

Ricordatevi poi che il riccio africano tende ad essere un animale solitario, per cui vive bene da solo. Se proprio volete realizzare un piccolo gruppo, è possibile farlo a patto che la gabbia sia adeguata alle dimensioni del gruppo e sia presente un solo maschio. Ma occhio che così si riproducono velocemente.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

Foto | bensutherland

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