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Herpesvirus nel gatto e uso della PCR nella diagnosi

Parliamo dell’uso della PCR nell’identificazione dell’Herpesvirus nel gatto.

Herpesvirus nel gatto e uso della PCR nella diagnosi

Herpesvirus nel gatto – Abbiamo già parlato diverse volte dell’Herpesvirus nel gatto, sia come malattia singola sia nel suo coinvolgimento in quella che è nota come malattia respiratoria del gatto. Oggi andremo a concentrarsi soprattutto su un aspetto particolare della diagnosi di Herpsvirosi nel gatto: andiamo a vedere l’utilità dell’uso della PCR (acronimo di Polymerase Chain Reaction) nella diagnostica di questa comune patologia virale dei felini.

PCR e Herpesvirus nel gatto

Diciamo che nella pratica clinica la maggior parte delle volte la diagnosi di Herpesvirus felino è presuntiva e la si fa tramite visita clinica. Questo perché molto spesso i proprietari preferiscono investire i soldi nella terapia piuttosto che nella diagnostica di conferma (diciamo che se c’è un budget limitato a questo punto d’accordo col veterinario si preferisce dare la precedenza alla terapia piuttosto che alla diagnostica).

Tuttavia una metodica di diagnostica abbastanza precisa dell’Herpesvirus del gatto è la PCR. Si tratta di una metodica di biologia molecolare molto più sensibile e specifica rispetto agli altri classici test. Fondamentalmente la PCR cerca il DNA del virus FHV responsabile dell’Herpesvirus e lo fa usando campioni congiuntivali, corneali, oro-faringei, sequestri corneali o anche sangue. Inoltre la PCR è in grado di trovare il virus anche da scraping congiuntivali o tonsillari, anche in infezioni non produttive.

Si tratta di una tecnica vantaggiosa in quanto riesce ad identificare il DNA del virus anche se nel campione c’è pochissimo virus. Inoltre è anche veloce nel dare una risposta. Ma c’è un limite: il test ti dice solo se il virus c’è, non ti dice se c’è anche malattia in corso. Quindi se il risultato viene positivo bisogna interpretarlo anche in base alla presenza o meno di sintomi di malattia (se il test è positivo, ma non ci sono sintomi il gatto potrebbe essere anche solo portatore o un gatto in cui la patologia si sta riacutizzando per via di stress o immunodepressione da altre malattie).

Altro limite: la PCR riesce a beccare anche il DNA virale dei vaccini vivi modificati. Visto che ad oggi non si sa quali ceppi vaccinali possano essere identificati positivamente dalla PCR nei gatti vaccinati di recente, bisogna assicurarsi di sapere esattamente quando e come è stato vaccinato il gatto di recente.

Differenza con la PCR real-time quantitativa?

Esiste poi ancora un altro test, si chiama PCR real-time quantitativa ed è ancora più precisa della precedente. Oltre a dire se sia presente o meno il genoma virale, ti dice anche quanto virus c’è. Questo significa che se si trova un’alta eliminazione di virus dalle secrezioni nasali o congiuntivali, è altamente probabile che si sia in una fase di attiva replicazione virale e quindi che si stia evolvendo verso la fase sintomatica. Se invece si trova poco DNA nei raschiati corneali, significa che siamo di fronte a infezione latente.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

Foto | calliope

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