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Animali positivi al Coronavirus, Roberto Burioni: si potrebbe sperimentare il vaccino

Roberto Burioni parla degli animali positivi al Coronavirus: perché non sperimentare il vaccino?

Animali positivi al Coronavirus, Roberto Burioni: si potrebbe sperimentare il vaccino

A proposito degli animali positivi al Coronavirus, interviene anche Roberto Burioni: perché non sperimentare il vaccino? Sono stati segnalati cani positivi al Sars-Cov-2, gatti, furetti (d’altronde il furetto è suscettibile anche di sviluppare l’influenza umana) e persino una tigre. Intervenendo a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, Roberto Burioni ha spiegato che il fatto che il Coronavirus sembri poter contagiare gli animali (anche se non è possibile il contagio da loro a noi) è positivo in quanto permette di avere dei vantaggi nella sperimentazione dei vaccini. Burioni ha, ovviamente, specificato che si potrebbero sperimentare sugli animali il vaccino per vedere se funziona e se sono protetti, rispettandoli e senza farli soffrire.

Coronaviru: Roberto Burioni e il vaccino testato sugli animali

Burioni ha dovuto rassicurare gli animalisti e ha fatto un esempio pratico: la ricerca del vaccino contro l’HIV. Tale ricerca è stata fortemente rallentata dal fatto che non ci sono modelli animali. Invece per il Sars-Cov-2 potrebbero esserci dei modelli animali: gli amici a quattro zampe potrebbero dare un aiuto fondamentale per sconfiggere la Covid-19.

Inutile dire che le parole di Burioni hanno scatenato l’ira del web e dei social network: molti utenti sostengono che animali domestici, cani e gatti non vadano toccati. Tuttavia dal punto di vista scientifico, la possibilità di accelerare i tempi per avere un vaccino non è da sottovalutare. Inoltre pensiamola in un’altra ottica: se lo studio di un vaccino per questo Coronavirus umano desse nuovo impulso alla ricerca per un vaccino per la FIP da Coronavirus nel gatto?

Burioni ha poi anche ribadito alcuni concetti: il Coronavirus non c’entra nulla con le onde del 5G e il fatto che bisogna controllare le persone guarite, per essere sicuri che non siano ancora contagiose a distanze di settimane.

Via | Repubblica

Foto | Pixabay

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