Petsblog Animali selvatici India, perché i coccodrilli sono a rischio

India, perché i coccodrilli sono a rischio

In India è stata registrata una pericolosa diminuzione del numero dei coccodrilli. Tutta colpa dell'uomo che invade il loro habitat.

India, perché i coccodrilli sono a rischio

I coccodrilli dell’India sono a rischio: il loro numero cala sempre di più a causa dell’uomo che invade il loro habitat. A lanciare l’allarme è stato l’erpetologo Sudhakar Kar durante la Giornata Mondiale del Coccodrillo. Kar ha spiegato che nello zoo di Bubaneshwar, nell’Odisha, ci sono 90 coccodrilli. Il problema, però, è che nella zona paludosa di Bhitarkanika ci sono pochissimi esemplari. I coccodrilli in India si trovano solamente nelle zone dell’Odisha, nella città di Vadodara nel Gujarat (qui durante la stagione dei monsoni i coccodrilli nuotano tranquillamente lungo le vie allagate), a Kota nel Rajasthan e nelle isole Andamane e Nicobar.

India: coccodrilli in calo, l’uomo gli ruba gli habitat

Tapeshwar Singh Bhati, presidente della Mukundra Wildlife and Environment Society, società di protezione degli animali, ha spiegato che il coccodrillo viene considerato uno fra gli animali più pericolosi per l’uomo. Tuttavia ci si dimentica sempre che solitamente è l’uomo a provocare gli animali. In questo caso specifico, i coccodrilli diventano aggressivi solamente nei confronti di chi invade il loro habitat.

Nel corso degli ultimi anni, infatti, le città si sono espanse sempre di più e gli insediamenti umani si sono avvicinati a quelle zone precedentemente abitate solo dagli animali, molto spesso finendo con l’occupare gli habitat dove i coccodrilli hanno sempre vissuto. Per questo motivo i coccodrilli talvolta aggrediscono l’uomo: ha invaso i loro territori.

Bhati ha poi aggiunto che la politica di abbattimento dei coccodrilli è totalmente sbagliata: i coccodrilli sono spazzini naturali dei corsi d’acqua e contribuiscono a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema. La diminuzione del loro numero potrebbe dunque avere un effetto a catena, danneggiando ulteriormente l’ambiente e riducendo la biodiversità.

Via | La Stampa

Foto | Pixabay

Seguici anche sui canali social