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Pellicce di cane e gatto

Lotta contro la vendita e l’importazione di pellicce di cani e gatti: lo promette il sottosegretario alla Salute Francesca Martini che ha scelto la news della LAV per farci sapere la sua opinione. Dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri al decreto che aggiorna il sistema sanzionatorio per le violazioni al regolamento […]

Pellicce di cane e gatto


Lotta contro la vendita e l’importazione di pellicce di cani e gatti: lo promette il sottosegretario alla Salute Francesca Martini che ha scelto la news della LAV per farci sapere la sua opinione. Dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri al decreto che aggiorna il sistema sanzionatorio per le violazioni al regolamento comunitario 1523/2007 sulla vendita delle pellicce di questi animali, prevedendo l’arresto fino ad un anno o la multa da 5.000 a 100.000 euro.

Nel nostro ordinamento, già dal 2004 con la Legge n.189 articolo 2, è vietato “utilizzare cani e gatti per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte, dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonché commercializzare o introdurre le stesse nel territorio nazionale”.

A ben guardare il decreto è piuttosto una integrazione alla legge 189 alla quale si è aggiunta la voce dell’esportazione: chi vuole sfidare la sorte, sappia che se dovesse essere coinvolto in tali attività sarà punito con l’arresto da tre mesi ad un anno o con una multa da 5.000 a 100.000 euro; oltre alla confisca e distruzione del materiale a proprie spese.


“Con i carabinieri dei Nas – ha annunciato Martini – faremo dei prelievi a campione, anche nei posti di frontiera, sulle partite di abbigliamento provenienti dall’estero per verificare la natura delle pellicce utilizzate”. Il provvedimento varato, ha commentato il sottosegretario, è “il segnale tangibile dell’impegno del governo che vede nella tutela degli animali da affezione un caposaldo della propria attività”. È infatti “aberrante e indecente – ha sottolineato Martini – che vi siano dei Paesi extraeuropei che utilizzano appunto pelli di animali da affezione in contrasto con le regole minime di civiltà”.

C’è da dire che questo commercio venne bloccato in Italia, tra le altre il primo Paese europeo ad occuparsi della delicata tematica, già dal 2004. Danimarca, Grecia, Belgio e Francia si unirono in un secondo momento all’Italia, sino poi ad ottenere nel 2007 il bando definitivo in tutto il territorio dell’Unione Europea con il Regolamento 1523/07.

Via | Lav

Foto | Flickr

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