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Come funziona un vaccino e perché non si vaccina un animale malato

Oggi torniamo sull’argomento vaccinazioni cani e gatti, ma il titolo avrebbe potuto essere riferito anche a conigli e furetti: andremo a vedere cosa sono e come funzionano e, soprattutto, quali sono gli effetti collaterali e perché non si vaccina un animale malato.

Come funziona un vaccino e perché non si vaccina un animale malato

Avevamo già parlato in precedenza delle vaccinazioni nei cani e nei gatti, spiegando un po’ i pro e i contro, ma oggi vogliamo concentrarci sul come funziona un vaccino, senza andare troppo nello specifico e su quali possono essere i rischi che corrono i nostri animali vaccinandoli.

Cos’è il vaccino e come funziona

Il vaccino in pratica è una sostanza che viene inoculata nel caso di cani, gatti, furetti e conigli e che serve per stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi che proteggeranno il nostro animale verso quel particolare agente patogeno. Ogni vaccino garantisce un’immunità diversa a seconda sia del tipo di vaccino utilizzato che della malattia contro cui deve lottare, per cui si parla di mesi o di anni.

Passato un certo periodo dall’inoculazione del vaccino, periodo variabile come abbiamo detto prima, il nostro sistema immunitario smette di produrre anticorpi specifici: prima che ciò accada, dobbiamo fare un richiamo del vaccino, anche questo variabile a seconda della malattia per cui stiamo immunizzando. Qui occorre subito sfatare un mito: dopo aver fatto un vaccino, soprattutto nei cuccioli, non è che per magia si producono istantaneamente anticorpi, ci va da qualche giorno a qualche settimana, a seconda del tipo di vaccino. Questi significa che dopo il primo vaccino, il cane non è subito protetto, ma nel caso dei cuccioli sarà protetto da quindici giorni in poi dopo la terza vaccinazione. Stessa cosa valida per il vaccino contro la rabbia: sei protetto dopo un mese, in quel mese bisogna dare il tempo al sistema immunitario di produrli gli anticorpi.

Il vaccino viene normalmente prodotto a partire dall’agente patogeno responsabile della malattia, sia esso un virus o dei batteri, oppure anche solo a partire da parti di esso. Viene da sé che per evitare che questi germi, una volta inoculati, possano scatenare la malattia, si adottano diversi metodi. I cosiddetti vaccini spenti, per esempio, contengono sì il patogeno, ma è morto (normalmente lo si uccide o usando il calore o alcune sostanze chimiche) in modo che il sistema immunitario lo riconosca come elemento estraneo contro cui produrre anticorpi, ma intanto non sia in grado di sviluppare la malattia.

Un esempio è il vaccino per la rabbia, quelli esistenti in commercio in Italia sono spenti.
Esistono poi i vaccini vivi attenuati. In questo caso viene sì inoculato il virus vivo, ma dopo che in laboratorio è stato passato tantissime volte in coltura, in modo che la struttura rimanga intatta, ma perda la capacità di provocare la malattia. Normalmente questo tipo di vaccino causa una maggior risposta immunitaria, ma a distanza di qualche settimana dall’inoculazione potrebbe scatenare una forma lieve e autolimitante della malattia. E’ per esempio il caso del vaccino contro la Mixomatosi del coniglio.

Un altro sistema adottato dalle case farmaceutiche è quello di produrre vaccini con patogeni simili a quelli che causano la malattia, ma innocui, in modo da stimolare un’immunità crociata. In altri casi vengono creati vaccini utilizzando solo parti del virus, in modo che siano del tutto innocui.

Effetti collaterali

I vaccini, come tutti i farmaci d’altra parte, possono avere effetti collaterali. Non sono frequenti, ma capitano. Gli effetti collaterali dei vaccini possono essere:

  • febbre leggera e transitoria per massimo 24 ore dopo l’inoculazione
  • perdita di pelo nel punto di inoculo (finora vista solamente in un gatto)
  • reazioni allergiche che vanno da gonfiore di faccia e muso a shock anafilattico vero e proprio con collasso

Ribadendo che simili eventualità sono rare e che nel caso di animali che hanno avuto una reazione allergica al vaccino, con i richiami successivi si valuterà se cambiare tipo di vaccino (normalmente si tratta di reazioni allergiche imprevedibili legate agli eccipienti usati da una certa marca, una volta cambiata marca difficile che si ripresenti il problema) o se somministrare preventivamente farmaci antiallergici, ci si potrebbe chiedere perché dunque rischiare così, visto che non c’è modo di prevedere se l’animale avrà una reazione allergica o meno.

Il discorso è semplice: i benefici superano i rischi. Al secondo, terzo, decimo caso di cane non vaccinato che vedi morire di cimurro, parvovirosi, leptospirosi e via dicendo magari cambi idea sull’utilità dei vaccini. Senza esagerare, si intende.

Perché non si vaccina un animale malato

Ci sono ottimi motivi per cui non si vaccina un cane malato. Come avrete ormai capito, la vaccinazione previene le malattie, non le cura. Se un cane ha già un’altra malattia in atto, qualsiasi essa sia, il suo sistema immunitario è già impegnato a combattere quella patologia. Se io a questo punto somministro un vaccino, sovraccarico il sistema immunitario già intento a contrastare l’altra malattia e lo mando in tilt, peggiorando così drasticamente la situazione.

Ecco spiegato perché quando portate il cane che vomita da tre settimane dal veterinario e gli dite anche “Ah, poi già che siamo qui lo vacciniamo anche”, la risposta sarà un diniego: non è che il veterinario ci tiene a farvi sprecare tempo (anche se il tempo dedicato alle cure dei nostri pet non dovrebbe mai essere considerato come sprecato), ma non si vaccina un cane malato. Il cane va vaccinato quando è in perfetta salute. Facciamo un paragone con la medicina umana. Voi fareste vaccinare vostro figlio nel momento in cui ha la febbre e la bronchite? O quando sono quattro giorni che ha vomito o diarrea? Vale la stessa cosa per i cani e i gatti.

Questo spiega anche perché dovrebbe essere sempre un veterinario a vaccinare il vostro animale. Non si tratta dell’iniezione in sé stessa, chiunque è in grado di farla, ma ci vuole l’occhio e la pratica clinica di un veterinario per stabilire se il fisico di quel cane in quel momento è in grado di sopportare una vaccinazione o meno. Oltre al fatto che chiunque non sia veterinario e pratica un vaccino, sta facendo un abuso di professione, reato punibile penalmente, ma questo è un altro discorso.

Altro dettaglio: se il cane sta assumendo determinati farmaci, potrebbe non reagire al vaccino. In caso di somministrazioni recenti di antibiotici o cortisonici, il vaccino andrebbe fatto alla distanza di un ragionevole lasso di tempo, altrimenti si rischia che il sistema immunitario, inibito, non produca anticorpi.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | Flickr

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