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Samoa, contro il randagismo ministro propone di mangiare i cani

A Samoa un ministro propone di macellare i cani e utilizzare la loro carne nell’alimentazione. Proposta senza dubbio polemica. Ma perché non ci scandalizziamo quando ci lecchiamo i baffi per aver appena mangiato un agnellino?

Samoa, contro il randagismo ministro propone di mangiare i cani

Il randagismo dei cani è un problema diffuso in tutti i paesi del mondo. Per cercare di risolverlo si sono messe in pratica diverse politiche: si va dall’educazione delle persone all’adozione fino alla soppressione di massa di tutti i cani randagi. Un ministro delle Isole Samoa, in Oceania, propone di trattare i cani randagi come animali da macello e destinare la carne così ottenuta all’alimentazione (nella preparazione di salsicce pare abbia proposto il ministro). Così dopo la carne di cavallo si potrebbe trovare della carne di cane in qualche sugo pronto in giro per il mondo.

La notizia è senza dubbio raccapricciante ma pone il dito in una piaga che è sempre più aperta: i cani non si mangiano, i gatti nemmeno, però cosa sarebbe la Pasqua senza un tenero agnello in tavola? E una grigliata senza salsicce di maiale? E quella bella bistecca di mucca che tanto ci fa venire l’acquolina? Si dirà che è una questione culturale perché mentre è normale cibarsi di galline, di maiali o di mucche non è normale mangiare cani e gatti. Dovremmo dire non è normale per noi mentre per altri lo è. E allora, se è una questione di cultura, perché scandalizzarsi dinanzi alla proposta del ministro di Samoa?

Scrive Melanie Joy nel libro Perché amiamo i cani, mangiamo gli animali e indossiamo le mucche:

Immagina, per un momento, il seguente scenario: sei ospite a un’elegante cena tra amici. Sei seduto con altri commensali a una tavola imbandita. La stanza è accogliente, la luce delle candele tremola attraverso il cristallo dei bicchieri di vino e la conversazione sta fluendo liberamente. Profumi di cibo prelibato, da far venire l’acquolina in bocca, giungono dalla cucina. Non hai mangiato nulla tutto il giorno e il tuo stomaco brontola. Alla fine, dopo che ti sembra siano passate ore, la tua amica che ha organizzato la festa emerge dalla cucina con un vassoio fumante di saporito spezzatino. Gli effluvi della carne, del condimento e delle verdure riempiono la stanza. Ti servi da solo una porzione abbondante e dopo aver mangiato qualche boccone di carne tenera chiedi alla tua amica la ricetta. “Innanzitutto di vogliono 500 grammi di carne di Golden Retriever, ben marinato, e dopo…”

Continua l’autrice:

Esistono buone probabilità che, nonostante tu abbia saputo che lo spezzatino nel tuo piatto è esattamente lo stesso cibo che stavi assaggiando giusto un momento fa, proverai un fastidio residuo a livello emotivo, fastidio che potrebbe continuare a farsi sentire la volta successiva in cui ti siederai a mangiare spezzatino di manzo.

Notizie come quelle che giungono da Samoa (ma non andiamo tanto lontano: Bigazzi è stato mandato via dalla RAI per aver dato in diretta tv la ricetta di come cucinare il gatto…), non devono essere l’occasione per riempire di improperi altre culture, quanto piuttosto l’opportunità per fermarci a riflettere sul nostro modo di vivere su questa terra, come ben spiega Lorenzo Guadagnucci nel suo illuminante saggio Restiamo animali:

siamo coscienti d’essere ospiti – e non dominatori – del pianeta Terra, compagni di viaggio di tutti gli altri viventi, ai quali dobbiamo rispetto, in uno spirito di cooperazione e collaborazione, riconoscendo le attitudini e le specificità di ciascuno. Le differenze, anche fra gli umani, sono spesso trasformate in gerarchie, in esclusione ed emarginazione, a seconda dei rapporti di forza. È una logica che va capovolta: ciò che differenzia può essere valorizzato, la logica gerarchica può essere smontata e diventare fratellanza.

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