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Gattari da legare: Cosa fare in presenza di una colonia felina

Gatti randagi che si azzuffano. Come proteggerli e tutelarli.

Gattari da legare: Cosa fare in presenza di una colonia felina

Una nostra lettrice ci ha scritto su Facebook per chiedere un consiglio: vivendo in un condominio molto grande, con giardini, assiste al solito via vai di gatti randagi. Alcuni vanno via dopo un po’, altri sono oramai stanziali. Questi ultimi sono due gatti che, da qualche tempo e dopo un periodo di pacifica convivenza, hanno cominciato ad azzuffarsi. La nostra lettrice ha scoperto la meschinità di condomini che ignorano leggi e compassione, e ogni giorno deve lottare per proteggere i due gatti. La buona notizia è che la legge è dalla sua parte: in Italia le colonie sono tutelate. Questo, spesso, in via squisitamente teorica. La cattiva notizia riguarda la convivenza difficile tra i due contendenti.

Il sesso non è stato specificato, potrebbe trattarsi di due maschi che si contendono il territorio. Qualunque sia la situazione, comunque, non è risolvibile senza chiedere aiuto. Innanzitutto, per tutelare gatti e gattare, è necessario che la colonia venga dichiarata e quindi censita dall’Asl competente. In secondo luogo, i gatti vanno sterilizzati, cosa che ridurrebbe l’aggressività dettata dalla difesa del territorio e l’eventuale allontanamento del maschio “perdente” (oltre ad avere una quantità di benefici lunga quanto un elenco telefonico). Ho vissuto in posti dove le colonie feline, il loro monitoraggio e le sterilizzazioni erano l’ultimo dei problemi. Magari, però, la nostra amica vive in un’isola felice, e le consiglio quindi di rivolgersi subito all’ufficio competente. Siccome siamo sempre nell’ambito delle buone intenzioni e della mancanza di fondi, ci si potrebbe sentir rispondere picche… A quel punto, visto che seguire una colonia senza aiuti istituzionali è davvero impegnativo, soprattutto economicamente, il mio consiglio è di rivolgersi a un’associazione ben strutturata.

Spesso si conoscono volontarie “in proprio”, che non riescono a dire di no quando ricevono una richiesta di aiuto. Per alleviare la frustrazione di queste persone, consiglio quindi le associazioni più “grandi”, che spesso vivono di donazioni private. Le cose da fare sono quindi due: chiedere immediatamente informazioni all’Asl e, nel caso ciò non fosse risolutivo, chiedere aiuto a un’associazione. L’angoscia del non poter fare nulla per il più debole è sicuramente impossibile, da sostenere: mentre si cerca una soluzione, l’unico modo è quello di “presidiare” il pranzo del più debole. Generalmente, io do il cibo a tutti contemporaneamente, piazzandomi davanti ai più timidi. In ogni caso, e senza voler sembrare troppo crudele, vorrei dire alla mia lettrice di stare tranquilla: sta facendo già tantissimo per il gattino vessato. I gatti “randagi” hanno le proprie regole, spesso crudeli ai nostri occhi. Tendiamo a credere che, per stare bene, un gatto debba fare più pasti al giorno, dimenticando che in natura è un lusso che non potrebbe permettersi.

Mi è capitato spesso di prendere accordi col veterinario per un gatto appena arrivato in colonia e di non rivedere più quel gatto. Mi è capitato di far sterilizzare un gatto di colonia (a mie spese) e di non rivederlo più dopo un po’ di tempo. I gatti liberi sono una categoria a parte, e danno molte, ma molte preoccupazioni in più. L’importante è rendersi conto che da sole non si può fare tutto, e che quel poco è già tanto, vista la media della gente che c’è in giro. A costo di sembrare venale, poi, vorrei ripetere che l’impegno non è solo di tempo (le vacanze diventano un lontano ricordo, se non si ha un aiuto), ma anche economico. All’inizio i gatti sono un paio, poi diventano dieci. La nostra amica starà pensando che io stia cercando di scoraggiarla, ma non è così! La gioia che mi deriva dai mici non ha paragoni, ma prima di far entrare qualcuno nel mondo dei gattari devo presentare tutti gli oneri. Non farei diventare gattaro nemmeno il mio peggior nemico: siamo ossessionati, monotematici e ansiosi. E pazzi.

Foto | Flickr

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