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Gattari da legare: Gatti, pessimi infermieri

I gatti sono pessimi infermieri ma un'ottima compagnia per un bipede malato

Gattari da legare: Gatti, pessimi infermieri

Mi sono sempre chiesta fino a che punto i gatti si rendano conto di quando siamo malati e quanto, in realtà, importi loro. Quando un gatto non sta bene, secondo la mia esperienza, è infastidito dalla presenza di altri felini o umani, e vuole solo un posto dove stare tranquillo e solo. Al limite, gli altri gatti gli si avvicinano con circospezione e, dopo una rapida annusata, girano i tacchi.

Quando a stare male siamo noi, però, questa discrezione sembra venir meno. Innanzitutto, l’umano malato rappresenta un’opportunità imperdibile di letto caldo e occupato tutto il giorno: il gatto arriva, ti annusa, e ti si piazza sullo stomaco (se a fare male è lo stomaco) dando inizio alle pulizie personali. Se a fare male è la testa, invece, il micio cercherà di modulare il miagolio in modo lamentoso e continuo mentre, se il problema sono le gambe, cercherà ogni mezzo per costringervi ad alzarvi: tutto è lecito, dalla rottura in mille pezzi di un soprammobile al farsi le unghie sul nuovo divano.

Eppure sono convinta che, in quei piccoli cuoricini di pietra, ci sia un po’ di pietà e preoccupazione: quando sto male e li vedo affacciarsi in camera, e poi avvicinarsi piano e saltare sul letto delicatamente, con le zampette felpate, per venire a darmi una leccatina al naso, penso che tutta quell’attenzione sia uno speciale riguardo nei miei confronti. O, almeno, lo penso fino al primo brontolio, quando cerco di spostarli per tornare a respirare. Tanto, già sto male: un po’ di apnea non sarà così grave.

Foto | Flickr

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