Petsblog Gatti Pablo Neruda e il riposo del gatto

Pablo Neruda e il riposo del gatto

Una poesia di Pablo Neruda parla delle bellezza dei gatti che dormono. La riportiamo pensando al poeta che in questi giorni viene riesumato per accertarne le cause della morte.

Pablo Neruda e il riposo del gatto

Pablo Neruda e il riposo del gatto

In questi giorni il nostro pensiero va a Pablo Neruda. La salma del poeta, infatti, è stata esumata a quarant’anni della morte, per condurre delle indagini e valutare come sia morto. La versione ufficiale della sua dipartita parla di un tumore alla prostata, ma ci sono sempre stati dei dubbi e nuove testimonianze fanno propendere per un’altra versione più cruenta. Secondo alcuni testimoni, infatti, Neruda venne ucciso con una iniezione di gas letale ordinata da Pinochet.

Neruda era ben consapevole di essere d’intralcio al dittatore che ordinò una perquisizione in casa del poeta. Il premio Nobel accolse i militari con queste parole:

Controllate pure. Qui c’è un solo grande pericolo per voi: la poesia.

È con la poesia, dunque, che vogliamo mandare un pensiero felice al grande poeta. Se celebre è la sua Ode al gatto (ma abbiamo anche l’Ode al cane), non è la sola poesia che parli di mici. Eccone un’altra in cui Neruda si sofferma a guardare un gatto che dorme e vuole quasi imitarne la serenità. Purtroppo, come gli eventi di questi giorni mostrano, sembra che per il Poeta non sia possibile il riposo eterno.

Come dorme bene un gatto
dorme con zampe e di peso,
dorme con unghie crudeli,
dorme con sangue sanguinario,
dorme con tutti gli anelli
che come circoli incendiati
costruirono la geologia
d’una coda color di sabbia.

Vorrei dormire come un gatto
con tutti i peli del tempo,
con la lingua di pietra focaia,
con il sesso secco del fuoco
e, non parlando con nessuno,
stendermi sopra tutto il mondo,
sopra le tegole e la terra,
intensamente consacrato
a cacciare i topi in sogno.

Ho veduto come vibrava
il gatto nel sonno: correva
la notte in lui come acqua oscura,
e a volte pareva cadere
o magari precipitare
nei desolati ghiacciai.
Forse crebbe tanto nel sonno
come un antenato di tigre
e avrebbe saltato nel buio
tetti, nuvole e vulcani.

Dormi, dormi, gatto notturno
con i tuoi riti di vescovo,
e i tuoi baffi di pietra:
ordina tutti i nostri sogni,
guida le tenebre nostre
addormentate prodezze
con il tuo cuore sanguinario
e il lungo collo della tua coda.

Foto | carianoff via photopin cc

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