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Un pesce per invito

Eravamo rimasti tutti inorriditi dalla stupidità di quell’imprenditore cinese che produceva portachiavi con pesciolini rossi al loro interno. Inorriditi perchè la sorte dei pesciolini era segnata visto che il portachiavi non poteva essere aperto per liberare la povera creatura. Ci eravamo subito scagliati contro la cultura cinese che non ha il minimo rispetto per gli […]

Un pesce per invito


Eravamo rimasti tutti inorriditi dalla stupidità di quell’imprenditore cinese che produceva portachiavi con pesciolini rossi al loro interno. Inorriditi perchè la sorte dei pesciolini era segnata visto che il portachiavi non poteva essere aperto per liberare la povera creatura. Ci eravamo subito scagliati contro la cultura cinese che non ha il minimo rispetto per gli animali. Ma se vi dicessi che anche nella “civilissima” Australia è successa una cosa simile?

Un’azienda che si occupa della promozione turistica di Adelaide, città a sud dell’Australia, ha avuto la “brillante” idea di usare dei pesci rossi come testimonial della propria campagna pubblicitaria. Con lo slogan «Siate il pesce più grosso dello stagno. E venite a provare l’acqua» intendeva aprire la stagione balneare (ricordatevi che, essendo nell’altro emisfero, in Australia adesso sta per iniziare l’estate). Il testimonial, però, era vivo e doveva essere recapitato, in una boccia di plastica, a casa di migliaia di persone come fosse un normale volantino promozionale.

Il problema è che moltissimi pesci non ce l’hanno fatta a superare lo stress e sono stati “recapitati” senza vita. Potete capire lo sdegno di chi si è visto arrivare quel triste pacco. Subito la cosa è rimbalzata sul web per poi finire in pasto ai mass media locali. La responsabile di questa discutibilissima iniziativa ha detto che le bocce erano sterili (e va beh) e che i pesci avevano a disposizione cibo per mesi. Ora mi chiedo se questa signora sa che l’acqua va cambiata spesso per ossigenarla e, soprattutto, come venivano gestiti i pesci se in una boccia doveva stare in giro addirittura mesi. Un consiglio diretto a questa signora: la prossima volta manda una e-mail!

Via| Corriere.it
Foto| Flickr

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