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Quella faccia buffa del gatto

Per la serie anche i gatti fanno le faccette ma non sono per niente buffe.

Quella faccia buffa del gatto


Anche i gatti fanno le faccette… ma non sono per niente buffe. O meglio noi le troviame buffe perché somigliano alle nostre smorfie di disgusto e disappunto, alle nostre espressioni divertite, alle nostre risate. Tendiamo ad attribuire ai nostri amici animali emozioni ed espressione umane. I gatti, come molti felini e diversi altri mammiferi, utilizzano, molto più di noi e diversamente da noi, il linguaggio del corpo per comunicare. Spesso ad esempio si esibiscono in una smorfia davvero particolare, con la bocca semi-aperta, il mento rivolto verso l’alto, lo sguardo ipnotico ed il naso arricciato. Non stanno cercando di farci ridere o di candidarsi ai nuovi mostri né sono rimasti imbambolati: cercano di captare un odore particolare.

Solitamente si tratta dell’odore feromonale di un altro gatto. I feromoni sono sostanze chimiche rilasciate dagli animali che servono a manifestarsi ed a comunicare il possesso sul territorio, il pericolo o al contrario la sicurezza di un luogo. Quindi quando il gatto fa quella faccia buffa è un po’ come se stesse parlando, leggendo o ascoltando i messaggi degli altri gatti.

Questa reazione è nota agli etologi come Flehmen. Digrignando le labbra il gatto apre l’organo vomeronasale o organo di Jacobson, un piccolo organo a forma di sigaro situato nella bocca che completa il sistema olfattivo del gatto rilevando i feromoni. Possiamo osservare questa smorfia sia nei maschi che nelle femmine, in particolare nei luoghi in cui altri gatti hanno spruzzato e lasciato dei segnali marcando il territorio. Sembra solo un’espressione buffa eppure è serissima. Pensate che è proprio attraverso il Flehmen che i maschi riescono a capire che una femmina è in estro e quindi pronta ad accoppiarsi.

Foto | Flickr

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