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Allergie alimentari in cani e gatti: cause, sintomi e terapia

Diamo qualche informazione su cause, sintomi, diagnosi e terapia delle allergie alimentari in cani e gatti.

Allergie alimentari in cani e gatti: cause, sintomi e terapia

Una delle cause più diffuse di prurito nei cani e gatti sono di sicuro le allergie alimentari. Tutti le conoscono, ne hanno sentito parlare, ma in pochi sanno veramente di cosa si tratta e cosa comportano. Ecco che allora oggi andremo a dare qualche indicazione in più su cause, sintomi, diagnosi e terapia delle allergie alimentari in cani e gatti. Prima di tutto bisogna distinguere fra allergie alimentari e intolleranze alimentari: le prime coinvolgono il sistema immunitario, le seconde no. Di norma come reazione allergica alimentare abbiamo quella di tipo I, III e IV, ma non si devono escludere anche gli altri tipi.

Allergie alimentari in cani e gatti: cause e sintomi

L’allergia alimentare non è specifica di alcuna razza, anche se nei cani è frequente vederla nei Labrador retriever, nei West Highland White Terrier e nei Cocker. In alcuni cani, le allergie alimentari si possono poi accompagnare poi anche a forme di enteropatie e nefropatia proteino-disperdente. Inoltre molti cani e gatti presentano forme allergiche miste: hanno sia allergie alimentari che allergie ambientali (pollini, acari, pelle degli altri cani, pelle umana…).

Un’allergia alimentare può insorgere dai due mesi di vita ai 14 anni, in qualsiasi momento, il mese prima l’animale non era allergico, il mese dopo manifesta i sintomi. Questo perché una risposta classica quando si fa diagnosi di allergia alimentare è “Ma il mio cane non è mai stato allergico!”: le malattie iniziano ad un certo punto della vita, non è che nasci e sei subito malato in questo caso. In generale, però, si è visto che la maggior parte delle allergie alimentari inizia a manifestarsi al di sotto dell’anno di vita. Nel caso di cani adulti, invece, si è visto che la maggior parte di costoro sono stati alimentati con gli allergeni a cui sono allergici per più di due anni.

Il sintomo classico di allergia alimentare è il prurito con conseguente sviluppo di dermatiti e otiti. Molto frequenti le sovrinfezioni secondarie da batteri (Staphylococcus e Pseudomonas) e da lieviti (Malassezia). Anzi, talvolta queste sovrinfezioni sono l’unico sintomo presente. In generale come sintomi abbiamo:

  • prurito
  • dermatite
  • otite
  • blefarite
  • seborrea
  • papule ed eritema (a questo proposito, a volte mima la dermatite atopica localizzandosi su zampe, muso e ventre, a volte mima l’allergia al morso di pulce, quindi zampe e groppa)

Colpite soprattutto le aree delle orecchie, zampe, inguine, ascelle, zona periorbitale e muso. Tipica la dermatite miliare da allergia alimentare del gatto localizzata su testa e collo. Sempre nel gatto, oltre alla dermatite miliare, abbiamo anche l’alopecia simmetrica, il complesso del granuloma eosinofilico (soprattutto la placca eosinofilica) e le gravi forme di prurito di testa e collo. Non si ha anche nei gatti alcuna predisposizione di razza, sesso o età. L’età di insorgenza varia dai 3 agli 11 anni

Allergia alimentare nel cane e gatto: diagnosi e terapia

Qui sono dolori. Test allergici sul sangue per cercare gli allergeni alimentari? Ci sono, ma non sempre sono affidabili per quanto riguarda le allergie alimentari. In alcuni soggetti ti dà una positività a tutto, in altri (soprattutto gatti) negatività a tutto anche quando si dimostrano poi essere allergici a determinati alimenti. Ecco perché per diagnosticare un’allergia alimentare bisogna ricorrere ad una dieta ad esclusione bilanciata. Il che però comporta diversi problemi. Se si decide di fare una prova ad esclusione con dieta monoproteica, bisogna utilizzare rigorosamente una proteina mai usata prima (il che spiega perché i monoproteici di solito abbiano proteine “strane” come cervo, cavallo, quaglia…). Il problema è che se una di queste fonti proteiche o di carboidrati è già stata usata in precedenza, ecco che il test ad eliminazione sarà un fallimento. Il che spiega anche perché a volte i veterinari dicano al proprietario di non saltellare continuamente fra una proteina e l’altra: se nel corso della sua vita per variare gli avete dato ogni proteina animale che vi saltava in testa, se per caso quel cane diventa un allergico alimentare, lo avete sensibilizzato per tutte le proteine date, precludendovi così la possibilità di fare un test a esclusione sensato ed efficace.

L’alternativa è quella di usare le diete proteiche idrolizzate, anche se in questo caso meno del 10% dei cani allergici è riuscito comunque anche così ad avere reazioni allergiche. La dieta ad esclusione deve durare minimo 3 mesi, qualcuno dice 2, ma è importante che in questo lasso di tempo non venga somministrato nulla di diverso da quello prescritto. La maggior causa di fallimento delle diete ad esclusione è legata al fatto che, inevitabilmente, il proprietario dopo un po’ fa di testa sua e comincia a dare al cane questo o quell’altro, tanto un pezzettino che male fa? Ecco, fa che al cane tornino i sintomi e che la dieta ad esclusione non serva ad un bel niente. Non avete idea di quanti proprietari si lamentino di aver speso soldi per monoproteici o idrolizzati per fare la prova ad esclusione, ma questa non abbia funzionato, salvo poi scoprire che durante la dieta, oltre al monoproteico e all’idrolizzato è stato dato di tutto e di più. A questo punto lamentarsi perde di ogni valore.

Se con la dieta ad esclusione fatta bene, i sintomi scompaiono, ecco che si fa la controprova: si prova a dare al pet uno e uno solo dei cibi/fonti proteiche che mangiava prima. Se nell’arco di poche ore o di due settimane ricompaiono i sintomi, quel cibo o proteina deve essere tolto dalla sua dieta. E si procede così per tutte le fonti proteiche e i carboidrati. E’ un processo lungo, che richiede pazienza e costanza, il che spiega perché quasi mai si riesca a farlo fare come si deve.

Di norma le fonti alimentari che causano maggiormente allergia alimentare nel cane sono:

  • carne bovina
  • carne di pollo
  • uova
  • mais
  • grano
  • soia
  • latte

Le fonti alimentari che causano maggiormente allergia alimentare nel gatto sono:

  • pesce
  • carne di manzo
  • latte
  • carne di pollo

Per quanto riguarda la terapia, l’unica è trovare a cosa sono allergici e non somministrarglielo più. O al limite, se non si riesce a fare tutta la prova ad esclusione fatta bene, continuare con i cibi ipoallergenici, monoproteici o idrolizzati. Se ne trovate uno con cui sta bene, continuate con quello: ogni volta che cambierete, ricompariranno i sintomi. Questo perché dalle allergie non si guarisce, al massimo si tengono sotto controllo.

Il cortisone sulle allergie alimentari fa poco. Il gatto inizialmente sembra reagire bene, ma poco dopo comincia a reagire sempre di meno. Se un cane o un gatto reagisce bene al cortisone, probabile che sia una reazione allergica ambientale, alle pulci o atopia. O un caso molto iniziale di allergia alimentare, ma in questo caso alle successive somministrazioni di cortisone non reagirà più.

Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

Foto | iStock

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