Prima di tutto, dobbiamo capire cosa si intende per shunt portosistemico. In pratica è una comunicazione vascolare anomala che si instaura fra il circolo portale (la vena Porta è quella che raccoglie l’80% del sangue che proviene dagli organi addominali, con lo scopo di portarlo al fegato, depurarlo dalle sostanze tossiche e rilasciare il sangue ripulito nella circolazione sistemica, tramite la vena cava) e il circolo venoso sistemico.
Ciò significa che il sangue portale, non ancora depurato dal fegato, raggiunge direttamente il circolo sistemico, con tutte le sostanze tossiche in esso contenuto. Inoltre c’è da considerare che il sangue portale trasporta al fegato il 50% dell’ossigeno necessario, quindi mancando questo ossigeno, ecco che il fegato non riesce a crescere correttamente e appare diminuito.
Fondamentalmente distinguiamo due tipi di shunt portosistemico, ognuno con le sue cause primarie:
Shunt portosistemico intraepatico (congenito)
Shunt portosistemico extraepatico (congenito o acquisito)
I sintomi di shunt portosistemico nel cane e nel gatto sono:
Ricordiamo poi che non è detto che i segni clinici si manifestino sempre dopo l’ingestione del pasto, potrebbero anche essere indipendenti da questo.
Per quanto riguarda la diagnosi, ci sono degli esami da fare particolari se si sospetta un caso simile, come l’ammoniemia e gli acidi biliari pre e post prandiali. E non è detto che la patologia provochi aumento delle transaminasi, visto che si tratta di un disturbo vascolare senza danno diretto al fegato. L’ecografia può essere utile per individuare la presenza di uno shunt portosistemico, mentre la conferma si ha con la biopsia epatica.
La terapia definitiva dello shunt portosistemico è la chirurgia, con la legatura del vaso anomalo, opzione fattibile solamente se il circolo venoso portale intraepatico è in grado di sopportare il giusto flusso ematico. Si tratta di un intervento particolare e difficoltoso, da fare preferibilmente in Università o nelle cliniche specializzate.
La terapia medica è solamente un palliativo, a lungo termine se non si effettua la chirurgia la situazione peggiorerà. Si attua una dieta con proteine controllate, preferibili quelle vegetali o i latticini; si somministra lattulosio per ridurre l’assorbimento delle sostanze tossiche; si somministrano antibiotici per le alterazioni della flora batterica; si attua una terapia di sostegno.
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.
Foto | Waikikiweekly