Toxoplasmosi gatto – Continua ad esserci parecchia confusione per quanto riguarda la Toxoplasmosi nel gatto, non solo per quanto riguarda gli aspetti zoonosici e le modalità di trasmissione (c’è ancora gente convinta che basti guardare un gatto affinché i tachizoiti ti saltino addosso…), ma anche riguardo all’interpretazione degli esami del sangue. Ecco che allora oggi andremo a concentrarci proprio su questo aspetto della questione: come interpretare quei valori di IgM e IgG nel gatto.
[related layout=”big” permalink=”http://www.petsblog.it/post/30155/la-toxoplasmosi-nel-gatto-cosa-e-e-come-si-cura-veterinario-petsblog”][/related]In generale quando si testa un gatto per la Toxoplasmosi, vuoi perché si sospetta che quei sintomi polmonari, epatici o neurologici nel micio siano provocati dalla Toxoplasmosi, vuoi perché il gatto è a contatto con una donna incinta negativa (di base in casa non ci sono le condizioni giuste affinché le oocisti diventino infettive, ma c’è gente a cui non c’è verso di farlo capire), ecco che si valutano sia le IgM che le IgG. Le IgM sono gli anticorpi della fase acuta della malattia, quindi indicano infezione acuta: raggiungono il picco 2-4 settimane dopo l’infezione e poi gradualmente diminuiscono, anche se possono rimanere in circolo fino a 16 settimane.
Le IgG indicano invece infezione cronica, si manifestano dopo 3-4 settimane dall’infezione e persistono a vita, arrivando a titoli molto alti anche in pochissimo tempo. Altro esame che si può fare è la PCR, considerando che il protozoo lo si ritrova nella forma di tachizoita anche nel liquor, nelle lesioni cutanee e nel BAL (inoltre si può fare anche sulle feci per cercare le oocisti). Raramente si possono vedere le oocisti nelle feci durante la limitata fase enterica con diarrea del gatto, ma spesso le si confonde con quelle di Hammondia e Besnoitia.
Ecco qualche considerazione da fare durante l’interpretazione degli esami:
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