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A Roma il Comune vuole dare un taglio ai canili pubblici

Il Comune di Roma decide di dare i cani randagi in affidamento a strutture private anzichè tenerli in strutture pubbliche. Quale sarà il futuro dei poveri pelosi della capitale?

A Roma il Comune vuole dare un taglio ai canili pubblici

Mentre a Milano si inaugura una “task force” in soccorso degli animali con tanto di numero unico attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a Roma la situazione dei randagi rischia di peggiorare in maniera preoccupante.

Lo scorso 22 maggio la giunta capitolina approva all’unanimità una delibera che stabilisce la chiusura delle strutture comunali – canili e gattili – ad oggi non a norma (Rifugio Vitinia ex Poverello, Valle dei Cuccioli, Oasi felina Villa Flora) ed il ridimensionamento di Muratella dagli attuali 640 cani a 250.

L’obiettivo sembrerebbe essere quello di smantellare il sistema di accoglienza pubblica per appaltarlo totalmente ai privati, con canili sparsi in tutta la regione Lazio (con l’illusione di avere un risparmio per le casse del Comune). I canili privati, che percepiscono una diaria giornaliera di 6 euro a cane, non hanno alcun interesse a far uscire gli animali. Oltre al fatto che per aiutare le adozioni sono necessarie competenze, forze, tempo, impegno. Spesso e volentieri, poi, i peggiori casi di maltrattamenti è stato riscontrato proprio nelle strutture private gestite da persone senza scrupoli che maltrattavano i cani, lasciandoli con pochissimo cibo, senza cure e in strutture fatiscenti, pur di avere sempre più soldi dal Comune.

Simona Novi, presidente Avcpp (Associazione volontari canile Porta Portese) non ha dubbi sul fatto che questa decisione sia pessima.

Vengono negati i ricoveri a cani e gatti in pericolo di vita. Si riescono a salvare solo grazie all’intervento diretto della nostra associazione che ne sostiene i costi con le donazioni che riceve. L’altra notte, per esempio, il direttore dell’ospedale veterinario Claudio Fantini ha negato il ricovero al gatto Diego, costringendoci a lasciarlo in flebo su un tappetino riscaldato. La mattina successiva era morto. Ieri sera per una cagnolina di due mesi in crisi respiratoria sempre Fantini ha negato il ricovero: siamo intervenuti noi, come facciamo ormai da anni, e con i nostri fondi abbiamo ricoverato la cagnolina salvandole la vita.

Non solo:

Il modello privatistico della gestione dei cani e dei gatti vaganti esploderà in breve tempo in faccia all’attuale giunta. Basta pensare che in quattro anni di volontariato in una sola delle strutture private convenzionate, le adozioni sono state 89. E invece in un anno, nei canili comunali, abbiamo fatto uscire 1902 cani a fronte dei 1837 nuovi che ne erano entrati. La spesa che Roma Capitale si troverà a sostenere nelle diare di mantenimento a vita – perché nessuno si adopererà per far uscire gli animali visto che sono titoli di reddito – supererà di gran lunga il costo che dovrebbe essere sostenuto per la messa a norma delle strutture che vengono chiuse. Tutto ciò configura un danno erariale per il quale presenteremo denuncia alla Corte dei Conti.

Una decisione a dir poco discutibile che fa nascere (a me personalmente) non pochi dubbi. Speriamo che qualcuno “più in alto” del sindaco Marino (sindaco che in campagna elettorale aveva promesso un garante e la riapertura dell’ufficio diritti degli animali senza mai fare nulla a riguardo) prenda la decisione giusta.

Via|Repubblica.it

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