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Dog Sharing: cani in condivisione trattati come oggetti

Dog SharingVery demanding passenger does not seem fully satisfied of the ride. Puppy, female, English Bulldog

Dog Sharing, l’ultima frontiera dell’economia della condivisione che fa storcere il naso a chi ama davvero gli animali. Lo sappiamo, condividere è bello, ci permette di risparmiare, di abbattere i costi di tante cose e anche di rispettare un po’ l’ambiente. Ma un conto è quando si parla di condivisione di automobili o di oggetti che vengono prestati tramite app ideate appositamente, un altro conto è parlare di condivisione di esseri viventi.

C’è un gruppo su Facebook dove questo è già possibile. Come funziona il Dog Sharing? Come la condivisione di automobili, di lavori, di case per le vacanze e non solo, lo stesso si fa con i cani. Perché così, recita la pagina sul social network, si può godere della compagnia del cane senza tutte le responsabilità, il tempo e i soldi che ne derivano. Come se fosse un oggetto.

Il gruppo di Facebook è opera di una nutrizionista di Detroit, che pratica il Dog Sharing da un anno e mezzo. In America è il nuovo business del momento. Il problema, però, è che un cane è un essere vivente, che non può essere condiviso. Ha bisogno di una sua casa, di una famiglia, di qualcuno che si prenda cura di lui. E che possibilmente sia sempre la stessa persona. Pensate che brutto se qualcuno decidesse di condividere voi con altre famiglie o se voi decideste di condividere i vostri figli con altri genitori. Accettereste mai una situazione del genere?

Un conto è ospitare un cane di un’altra famiglia per brevi periodi, come fanno i dog sitter o chi mette a disposizione le proprie case. Un altro conto è considerare il cane un oggetto da condividere con altre persone.

Voi condividereste mai il vostro amato Fido?

Foto iStock

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