Petsblog Novità Informazione Gattari da legare: Il computer che amava i gatti

Gattari da legare: Il computer che amava i gatti

Dal laboratorio Google X, la mega rete informatica che riconosce i gatti.

Gattari da legare: Il computer che amava i gatti

Cosa succede quando lasciate una super rete informatica di 16000 processori libera di guardare dieci milioni di video su You Tube? No, non cerca di sterminarci tutti come HAL9000, ma fa l’unica cosa sensata: impara a riconoscere il gatto come essere vivente. A quanto pare nessuno aveva detto al computerone del laboratorio Google X cosa fosse e come riconoscere un gatto ma esso, da bravo elettrodomestico, lo ha imparato da solo. Un po’ come la mia lavatrice, che ha imparato a bloccarsi e a non fare andare la centrifuga quando lavo i piumoni. O il mio decoder, che mi boicotta a venti minuti dalla fine di un film.

Ho provato a capire i dettagli dell’esperimento, ma arrivata alla parola “algoritmo” ho cominciato a pensare a cosa fare per cena. E badate bene: io non cucino quasi mai. La cosa che ho evinto con molta fatica, però, è che il computerone ha sviluppato in modo autonomo e senza indizi un concetto a partire da una massiccia quantità di dati e, tra tutti gli esseri viventi, ha identificato il gatto. I maligni tireranno subito fuori la storia dei video coi gattini, che imperversano in rete: di conseguenza, per il computer riconoscere un’echidna sarebbe stato più complicato. A me piace pensare, però, che una rete informatica che non sa nulla del mondo compia i primi passi proprio verso un felino. Immaginerà il mondo più bello ed elegante di quel che è in realtà. E, forse, non cercherà di sterminarci.

Di informatica non capisco nulla, come avrete intuito. Di gatti, ne capisco un po’ di più. Io non sono costretta a guardare dieci milioni di video, ma sono felice di guardare gatti in diretta per ore. Poi, la sera, do una serie di descrizioni dettagliate e non richieste al mio compagno che, ieri, mi ha scoperta stesa per terra in cucina con svariati cuccioli che mi dormivano a fianco. Quando li ho visti riposare in quella zona della cucina, ho capito che doveva trattarsi del posto più fresco e li ho raggiunti. Loro hanno subito gradito, colonizzandomi gambe e pancia. Adesso sono lì che giocano e fanno una serie di cose incomprensibili e ridicole. I computer non sono così stupidi come immaginavo.

Via | Wired
Foto | Flickr

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