
MUSSELBURGH, UNITED KINGDOM - AUGUST 16: A Roe Deer runs across the first fairway during the Regional Qualifier of the Skins PGA Fourball championship at Musselburgh Golf Club, on August 16, 2011 in Musselburgh, Scotland. (Photo by Ian MacNicol/Getty Images)
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La Pet Therapy con animali selvatici non andrebbe mai fatta. Ne va del benessere degli animali. A sostenerlo è il direttivo dell’Ordine dei Medici Veterinari della Valle D’Aosta, dopo l’avvio dell’iniziativa del parco faunistico La Chevrère di Champdepraz che usa daini e caprioli per la pet therapy.
[quote layout=”big”]Chiunque abbia avuto a che fare con cervidi (cervo, daino, capriolo) sa che anche quando allevati in cattività rimangono comunque animali estremamente sensibili allo stress: possono accettare il contatto con le persone che li accudiscono quotidianamente, ma si spaventano facilmente se esposti a persone o stimoli sconosciuti.[/quote]
Questo quello che si legge in una nota, nella quale viene poi aggiunto:
[quote layout=”big”]In questo caso manifestano tutti i comportamenti tipici di un animale in una situazione di disagio: tentativo di fuga e manifestazioni ansiose. Questo comportamento è dovuto al fatto che, non solo questi animali sono delle prede, ma soprattutto non sono animali domestici. Infatti la domesticazione è un processo che è avvenuto durante il corso di migliaia di anni e che ha portato profondi mutamenti non solo morfologici e fisiologici, ma soprattutto comportamentali e relazionali.[/quote]
No, dunque, alla pet therapy con animali selvatici e con cuccioli con meno di sei mesi!
Via | Aostasera