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Cani e gatti: come comportarsi con il Dpcm novembre 2020

Come comportarsi con cani e gatti per quanto riguarda il Dpcm 2020? Enpa e Oipa hanno stilato un vademecum: ecco cosa fare e cosa non fare.

Cani e gatti: come comportarsi con il Dpcm novembre 2020

Con l’entrata in vigore del Dpcm del 3 novembre 2020 (quello entrato in vigore il 6 novembre e che ha suddiviso l’Italia in tre zone: Rosse, Arancioni e Gialle), come bisogna comportarsi con cani e gatti? Enpa e Oipa hanno stilato un vademecum che spiega cosa fare non solo per portare in passeggiata i cani di proprietari, ma anche come debbano comportarsi i volontari che vanno ad accudire i randagi nei canili o le colonie feline. Il tutto è stato fatto per evitare multe e contestazioni.

Cani e gatti: cosa fare col nuovo Dpcm di novembre 2020

Ecco cosa si può fare e cosa non si può fare con cani e gatti con il nuovo Dpcm di novembre 2020:

  • Cani e passeggiata: a seconda del colore delle Regioni, bisognerà valutare con attenzione le distanze percorribili con il cane. In generale, è permessa la passeggiata come nei mesi precedenti, con tutte le limitazioni previste per l’emergenza sanitaria. In realtà il Dpcm non specifica alcun orario, ma il problema è dopo le ore 22, quando scatta il coprifuoco. Nel caso non fosse possibile portare il cane in passeggiata prima di quell’orario a causa degli orari di lavoro, si può portare il cane fuori dopo le 22, ma solo muniti di autocertificazione e che specifichi che prima non si è potuti uscire per via del lavoro. Nel caso poi di impellenza da parte del cane, si può uscire per fargli espletare i bisogni indipendentemente da orario e località, ma rimanendo vicino all’abitazione. Il che vuol dire che se il cane alle 2 di notte deve uscire di corsa per un attacco di diarrea, potete uscire, ma rimanendo intorno a casa e non a 2 km di distanza.
  • Attività di volontariato in canili e rifugi: è consentita l’attività di volontariato presso rifugi e canili, così come l’accudimento dei cani di quartiere. Nel caso si venisse fermati, nell’autodichiarazione è bene riportare tutto quanto sia necessario per dimostrare che si svolga effettivamente quell’attività. Per esempio bisogna nominare il tutor o eventuali autodichiarazioni dei canili e rifugi che attestino l’opera di volontariato presso le loro strutture.
  • Colonie feline: come sopra. E’ possibile continuare ad occuparsi delle colonie feline (così come fare opera di volontariato presso rifugi e canili) grazie alle circolari del Ministero della Salute dell’8 e 15 maggio 2020. Anche nel caso di colonie o gattili, è bene che l’ente o la persona che gestisce la struttura rilasci una dichiarazione che attesti che il volontario è per strada per andare ad accudire gli animali.
  • Cavalli: è possibile andare nei maneggi per accudire il proprio cavallo o equide, tuttavia bisogna far capo alla normativa vigente in ciascuna Regione per la movimentazione.
  • Altri animali: è consentito accudire anche altri animali diversi da cani e gatti, basta munirsi di documentazione utile per dimostrare che lo spostamento è lecito.

Aggiungiamo anche che è anche possibile recarsi dal veterinario per questioni di salute inerenti il proprio animale. Tuttavia a seconda delle restrizioni presenti nelle diverse Regioni, è bene informarsi ogni singola volta dal proprio veterinario in merito a questioni come:

  • Visite e chirurgie: a seconda delle restrizioni e delle decisioni dei singoli veterinari, soprattutto nelle zone Rosse, è possibile che il veterinario limiti le visite e le chirurgie alle sole urgenze, demandando in un secondo momento visite di routine, vaccini (a esclusione di quelli per i cuccioli) o visite non urgenti. Prima di recarvi dal veterinario anche solo per farvi fare una ricetta, contattatelo per sapere quali protocolli stia seguendo nella sua struttura.
  • Accesso alla struttura: fatte salve le indicazioni di base (obbligo di mascherina all’ingresso e all’interno sempre dei locali, ingresso vietato se si presentano sintomi riferibili alla Covid-19 o se si è stati a contatto con positivo o sospetto positivo, mantenimento della distanza di sicurezza, divieto di assembramento sia dentro che fuori la struttura veterinaria), ogni singolo veterinario ha la facoltà di stabilire i protocolli di accesso. Il che vuol dire che ci sono veterinari che permettono l’accesso in struttura a un singolo proprietario per volta, altri che fanno accedere solamente gli animali con proprietari che devono attendere in auto o nel parcheggio, altri che vietano gli accessi per le visite agli animali ricoverati. Altri ancora, poi, hanno piazzato cartelli belli grossi con su scritto “Attendere fuori” (che vuol dire che dovete aspettare fuori che il veterinario vi faccia entrare, non entrare in sala d’aspetto come se niente fosse o come facevate prima, soprattutto se in sala d’aspetto ci sono già altre persone: ricordate? Siamo in pandemia, queste regole ci sono da marzo!). Quindi contattate sempre il veterinario prima di presentarvi in struttura, anche perché potrebbe aver variato gli orari di apertura.
  • Appuntamento: molti veterinari con l’inizio dell’emergenza Coronavirus hanno adottato protocolli di visite e accessi basati solo ed esclusivamente su appuntamenti (salvo eventuali urgenze). Questo serve per evitare affollamento nelle sale visite e nelle pertinenze (che vuol anche dire non stare appiccicati alla porta di ingresso quando si arriva, perché quando il paziente che c’è dentro deve uscire si crea quella situazione di vicinanza che va evitata a tutti i costi). Dopo otto mesi di pandemia ormai dovrebbe essere ben chiaro a tutti i proprietari che presentarsi senza appuntamento o senza prima avere almeno contatto il veterinario per chiedere delucidazioni sulle modalità di accesso non è un comportamento accettabile.
  • Autocertificazione: sia nel caso abitiate nelle zone Rosse o Arancioni, sia nel caso di visite urgenti dopo le 22, è necessario munirsi di autocertificazione che attesti la reale necessità di muoversi di casa per andare dal veterinario. Attenzione: è possibile che venga richiesto al veterinario la controprova della necessità della visita e questo per evitare che qualche furbetto sfrutti la scusa del veterinario per andare in giro quando non deve. Per fare ciò, è bene aver contattato prima il veterinario per concordare una visita urgente per evitare che controlli futuri possano smascherare eventuali “furbate”.

Coronavirus: il vademecum per proteggere la salute degli animali

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