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Solo con un cane, di Beatrice Masini

La storia commovente di un ragazzino che abbandona tutto per salvare il suo cane

Solo con un cane, di Beatrice Masini

Solo con un cane non è solo un intenso libro di Beatrice Masini, scrittrice, giornalista e traduttrice (è lei che ha trasformato in italiano la saga di Harry Potter tanto per citare una serie di titoli celebri ed è stata anche finalista al Premio Campiello 2013 con Tentativi di botanica degli affetti), ma è anche una specie di poesia del passaggio, che attraversa con grazia e profondità la linea sottile che separa l’infanzia dall’età adulta, analizzando al tempo stesso l’intensità capitale del sentimento d’amicizia e di condivisione che unisce il cane e l’uomo.

Il protagonista è solo un ragazzino, ma la sua scelta ha la forza di tutte le genti del mondo. Al suo fianco c’è Tito, un quattro zampe che di anni ne ha tre ed è il suo inseparabile compagno di avventure. Quando il sovrano del regno nel quale abita decide di bandire i cani si apre per la coppia di amici un lungo periodo di fuga. L’età di lettura del libro è dai dodici anni in su e questa è la sinossi ufficiale:

Soli, lontani da tutti, in una notte scura, scura come se avessero spento le stelle e la luna, sopravvivono un ragazzo e il suo cane Tito. Lui perché sono soli, lontano da tutto quanto conoscono, perché patiscono il freddo, stretti in un sacco a pelo, perché si trovano in un mondo oscuro. Lui sa cos’è successo, sa che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi. E ha voglia di raccontare, ha bisogno di spiegare come tutto è cominciato… Lui ha dieci anni, Tito tre. Ama i cani da sempre, è la prima parola che è riuscito a pronunciare. Vive in simbiosi con l’animale. Ma un giorno, a scuola, il Direttore appende una comunicazione. È un nuovo editto del Sire: comanda al suo popolo che i cani di tutte le razze sono banditi dal regno con ogni mezzo possibile. È un nuovo editto, certo: nel precedente ha deciso di bandire il gelsomino, il fiore profumatissimo, simile a una stella, simbolo del Regno. Le ricamatrici hanno gettato nel fuoco gli antichi disegni dei tralci di gelsomino che hanno accompagnato alle nozze tante fanciulle; i giardinieri hanno imprecato strappando con forza le radici di antichi rampicanti; e quando un soldato del Regno vede un piccolo fiore scampato alla strage lo calpesta con tutte le forze. Tanto i fiori non strillano quando muoiono, non piangono, non hanno voce. O almeno, nessuno li sente. È l’ennesimo atto di violenza nei confronti degli abitanti del reame.

Solo con un cane, di Beatrice Masini

Volete un assaggio dello stile di Beatrice Masini in questo libro? Eccovi accontentati:

Cominciò con i gelsomini. Il gelsomino è un piccolo fiore bianco, profumatissimo, che somiglia a una stella. È un rampicante, audace e tenace; le sue piccole mani di foglia si arrampicano sui muri come artigli, e lì restano avvinghiate. Ma è anche dolce e delicato; inutile coglierlo, basta il tocco di un dito per sciuparlo. Da sempre e da prima di sempre era il simbolo del Regno: le donne lo ricamavano sugli orli degli abiti da sposa, e la fragile effigie era raffigurata nei sigilli e negli stendardi. Con le foglie di gelsomino si faceva un tè squisito, aromatico: sembrava di bere giardino. E la Canzone del Regno, quella che tutti conoscevano, quella intonata all’inizio delle cerimonie, s’intitolava Quando Fiorisce il Gelsomino; era affidata a melodiosi cori di ragazzine e parlava della stagione più dolce, la primavera che riporta la vita. Ma un giorno il Sire decise di bandire il gelsomino dal Regno. Il motivo non fu spiegato: è privilegio di un Sire fare quello che vuole.

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