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Trapianti di rene nel cane e nel gatto: perché non si fanno?

Come mai in veterinaria non si fanno i trapianti di rene nel cane e nel gatto? Fondamentalmente alla base ci sono problemi sia etici che di ordine medico, vediamo quali.

Trapianti di rene nel cane e nel gatto: perché non si fanno?

A seguito di alcune richieste da parte di utenti, vediamo come mai in Italia non si facciano trapianti di organi nei casi di cani e gatti. E visto che il trapianto più comune richiesto dai proprietari è quello di reni, ecco che parleremo di questo. In America ci sono diverse cliniche in cui si attuano trapianti di reni in cani e gatti, in Italia che io sappia è stato fatto solamente a titolo sperimentale (a meno che nel frattempo la normativa non sia cambiata e qualche ospedale veterinario non si sia attrezzato in tale senso). Andiamo a vedere perché non si fanno di routine trapianti di rene in cani e gatti.

Problemi etici

Il primo problema che impedisce all’Italia e all’Europa in generale di dare il via libera ai trapianti di reni in cani e gatti è di ordine etico. Pensateci bene: dove prendiamo i donatori? In umana la donazione di organi è su base volontaria e viene fatto firmare un foglio di consenso informato, ma in veterinaria come si fa a capire se il donatore è consenziente o meno? Dove li troviamo questi donatori? Nelle cliniche in America, normalmente i donatori sono cani o gatti di parenti o amici del proprietario del ricevente, ma il timore in Europa è che si desse il via libera ai trapianti (se si riuscissero cioè a risolvere anche tutte le complicanze di ordine medico, si intende), si innescherebbe un mercato nero dove verrebbero allevati cani e gatti come fonti di organi da trapianti.

Quello che si potrebbe fare è invece far sì che il proprietario del ricevente sia obbligato ad adottare il donatore, in caso questi non abbia un proprietario. Però a questo punto insorge un problema etico veterinario: io, veterinario, che tolgo un rene ad un animale, non sto in nessun caso tutelando il benessere di quel pet. E’ vero, sto pensando al benessere del ricevente, ma in nessun modo posso giustificare il fatto che io stia asportando un rene come un intervento chirurgico atto a garantire il benessere del donatore.

Problemi medici

A questo punto insorgono dei problemi di ordine medico. Se pur avessimo risolto il problema del donatore, il guaio è che nei trapianti veterinari che sono stati tentati non si è avuto un rigetto acuto dell’organo, questo no, ma un rigetto cronico per problemi vascolari sì. In uno studio dal titolo Outcome after Renal Transplantation in 26 Dogs, di Hoppe K, Mehl ML, Kass PH, Kyles A, Gregory CR e comparso su Vet Surg. 2012 Jan 12 si è visto come il grosso guaio post trapianto sia provocato da fenomeni di tromboembolismo. La sopravvivenza media nei cani trapiantati era di 24 giorni, con un minimo di 15 e un massimo di 100 giorni. Capirete anche voi come non valga neanche la pena di pensare ad una cosa del genere.

Altro discorso riguarda lo stadio della malattia. Molti proprietari richiedono il trapianto di reni al proprio pet quando questi è ormai in stadio terminale, ma non funziona così. Tecnicamente il trapianto andrebbe fatto quando le condizioni generali dell’animale non sono ancora così gravi, altrimenti è ovvio che non potrà sopportare un trapianto. In America vengono sottoposti a trapianto cani e gatti appena iniziano a perdere peso per l’insufficienza renale, quando l’anemia è agli inizi e non responsiva alla terapia. Ma in media da noi cani e gatti vengono portati a visita quando ormai sono mesi che dimagriscono, settimane che bevono tantissimo e mangiano poco, a volte quasi in stadi terminali: in questo caso è assolutamente impossibile pensare ad un trapianto.

Altro fattore da tenere in considerazione è che se mai si arrivasse a fare dei trapianti, i proprietari andrebbero attentamente educati sulle terapie antirigetto da fare assiduamente dopo il trapianto. Attualmente la tendenza in Italia è “Se il veterinario mi ha prescritto il farmaco per dieci giorni, se dopo due sta meglio allora lo sospendo” o “Con la terapia per il cuore è stato meglio, quindi l’ho sospesa, come mai adesso è peggiorato?”: finché non si riuscirà a far capire l’importanza di seguire una terapia alla lettera, direi che pensare ad un trapianto è pura utopia.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | YoheO

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