Perché i cavalli vanno ferrati?

Avete mai fatto caso agli zoccoli dei cavalli? A volte sono ferrati, a volte no. Giustamente ci si potrebbe chiedere perché i cavalli vanno ferrati. Beh, tutto dipende dall’utilizzo che si fa da quel cavallo e dall’ambiente in cui vive. Il che spiega perché alcuni cavalli siano ferrati e altri no. Quello che è innegabile è che trovare un ferro di cavallo porta fortuna. Anche se portafortuna solo se lo appendiamo con le estremità rivolte in alto. Se lo si appende con le estremità rivolte in basso porta sfortuna.

Perché bisogna ferrare i cavalli?

La maggior parte delle persone pensa che mettere i ferri agli zoccoli dei cavalli serva per aiutare gli equini a muoversi meglio sui terreni accidentati. Ma questo non è vero: i cavalli selvatici si muovono regolarmente su terreni impervi senza avere bisogno di ferri.

In realtà il ferro di cavallo serve a proteggere lo zoccolo del cavallo, evitando che si consumi troppo. Come le nostre unghie, anche lo zoccolo dei cavalli è composto di cheratina e si allunga di 5 millimetri al mese. Se la velocità con cui si consuma supera la velocità di crescita, ecco che diventa imperativo ferrare il cavallo.

Questo succede ai cavalli che vivono in maneggio, nei cavalli da corsa o anche quelli che, purtroppo, continuano a trainare le carrozze nelle varie città (pratica che, soprattutto d’estate, mette in serio pericolo questi animali per via del caldo eccessivo). In generale si ferrano tutti i cavalli che devono vivere e muoversi su superfici dure. Uno zoccolo non ferrato, infatti, si usurerebbe troppo, rompendosi ed esponendo il tessuto morbido sottostante, causando un grave rischio di infezioni.

Non solo i cavalli vengono ferrati: anche asini, muli e buoi possono essere ferrati.

Questo in linea generale. In realtà nel mondo dell’equitazione si discute molto sulla necessità o meno di ferrare i cavalli. Anzi: qualcuno sostiene che su alcuni terreni e per talune attività sia meglio lasciare sferrato il cavallo.

Qualche domanda sulla ferratura dei cavalli

Cerchiamo di rispondere a qualche domanda sulla ferratura dei cavalli:

• Chi ferra i cavalli? Il maniscalco ferra i cavalli (tramite l’arte della mascalcia, cioè l’arte del pareggio e della ferratura degli equini)
• Ogni quanto si ferrano i cavalli? Non esiste una frequenza specifica per ferrare il cavallo. Molto dipende dall’attività che svolge e dal terreno su cui si muove. In generale, un cavallo che svolge un’attività di media portata su terreni vari, anche duri, dovrebbe essere ferrato ogni 45-50 giorni. L’importante è non attendere oltre il 50esimo giorno. Anche se il ferro non sembra essere ancora usurato, attendere troppo fa sì che l’unghia cresca modificando l’equilibro e l’appiombo della zampa. Il che comporta danni a tendini, legami e articolazioni
• Da quando si ferrano i cavalli? La storia ci insegna che i ferri di cavallo vennero inventati in Europa durante il Medioevo, proprio per proteggere gli zoccoli dei cavalli
• Fa male mettere i ferri agli zoccoli dei cavalli? No, non fa male mettere i ferri agli zoccoli dei cavalli. Ovviamente ci va un maniscalco che sappia il fatto suo, non ci si può improvvisare e mettere ferri ai cavalli se non si sa cosa si sta facendo. Questo perché i ferri vengono fissati nella parte di zoccolo insensibile, quella formata da cheratina dura che non è innervata (non vanno toccati, ovviamente, la suola e il fettone)
• Di cosa sono fatti gli zoccoli dei cavalli? Lo zoccolo del cavallo è fondamentalmente un’unghia forata da cheratina. Si compone di una lamina verticale che è dura e insensibile, quella che viene ferrata. La parte interna, la solea, è formatada cheratina meno solida
• Come fanno i cavalli selvatici senza ferri sugli zoccoli? I cavalli selvatici solitamente, come i cavalli adibiti a scopo agricolo, muovendosi molto su prati erbosi, non necessitano di ferratura in quanto non camminano tutto il giorno su una superficie eccessivamente dura

Se il mondo dell’ippiatria ti incuriosisce, ecco che qui ti spieghiamo anche a cosa servono i paraocchi nei cavalli.

Fonti:

1. Practical Horse Man
2. Live Science
3. PubMed