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FeLV nel gatto: cause, sintomi e terapia della leucemia virale felina

Una delle malattie più temute dai proprietari è la FeLV del gatto. La leucemia virale felina, infatti, è molto contagiosa, ma, bisogna subito precisarlo, è una malattia che colpisce esclusivamente i gatti, uomo e cani sono immuni. Altrimenti, come accade per la FIV, tutti i veterinari sarebbero inesorabilmente malati.

FeLV nel gatto: cause, sintomi e terapia della leucemia virale felina

Gatti colonia

La FeLV, rispetto alla FIV, è più contagiosa, in quanto basta anche mangiare nelle stesse ciotole o annusare le urine di un gatto infetto per contrarla e tendenzialmente, come la FIP, colpisce e si manifesta nei gatti giovani, ma non solo. Andiamo quindi a vedere cause, modalità di trasmissione, sintomi, diagnosi, terapia e prevenzione della leucemia virale felina.

Cause e modalità di trasmissione

La FeLV è provocata da un virus a RNA, un Retrovirus. Le più frequenti modalità di trasmissione sono le seguenti:

  • infezione neonatale: la madre positiva la trasmette ai gattini, ecco perché molti micetti sono positivi fin da piccoli
  • sangue infetto: di solito tramite trasfusioni o lotte e morsi con scambi massivi di sangue
  • secrezioni: la via più comune, lacrime, saliva, feci, urina infette, liquidi dell’accoppiamento possono trasmettere la malattia. Quindi significa che se mangiano insieme, dormono insieme, si leccano si trasmettono la malattia

Il virus della leucemia virale felina è abbastanza labile nell’ambiente, riesce a resistere di più se contenuto nelle secrezioni, ma scompare dopo qualche settimana. Tutti i gatti che escono fuori sono suscettibili di infezione. Tuttavia non si salvano neanche i gatti d’allevamento o di negozio: se infatti la madre è negativa, ma viene fatta accoppiare con un maschio sì negativo, ma che esce costantemente e non è vaccinato, ecco che quel test negativo non ha nessuna validità.

Sintomi

Per quanto riguarda i sintomi della FeLV, sono variabili. Ci possono essere gatti asintomatici, altri che manifestano sintomi generici come febbre, abbattimento, anoressia, perdita di peso e altri ancora che manifestano sintomi relativi agli organi colpiti dal virus. A questo dobbiamo sommare le infezioni secondarie causate dall’immunodepressione, quindi il micio FeLV positivo sarà maggiormente suscettibile a polmoniti, gastroenteriti, toxoplasmosi, FIP, FIV e via dicendo. I principali sintomi di FeLV sono:

  • linfoma multicentrico, mediastinico, alimentare: spesso la FeLV è associato alla sviluppo di linfomi, tumori maligni che colpiscono il sistema linfatico. Il linfoma multicentrico colpisce tutti i linfonodi del corpo, esterni ed interni e spesso coinvolge anche fegato e milza. Il linfoma alimentare è quello che colpisce l’intestino e i linfonodi mesenterici: provoca dimagrimento e diarrea con malassorbimento. Il linfoma mediastinico causa aumento di volume dei linfonodi mediastinici, con dispnea
  • leucemia: il virus si localizza nel midollo osseo, lo distrugge e causa l’immissione in circolo di cellule immature, ma provoca anche anemia non rigenerativa e trombocitopenia con emorragie
  • linfoma renale: provoca insufficienza renale, con tutti i sintomi relativi
  • linfoma oculare: si ha uveite, cheratite, miosi, blefarospasmo
  • glomerulonefrite: FIV, FeLV e FIP la causano a causa della formazione di immunocomplessi, il che provoca insufficienza renale
  • sintomi neurologici: anisocoria, atassia, paresi, incoordinazione dei movimenti
  • zoppie
  • aborto, natimortalità
  • fibrosarcomi

Diagnosi

Per fare diagnosi di FeLV, basta un semplice esame del sangue: essendo un test antigenico (che però usa antigeni diversi da quelli del vaccino, quindi non ci sono rischi di falsi positivi), non dovrebbero esserci dei falsi negativi, quindi è sicuro al 98%. Una precisazione: in alcuni casi il sistema immunitario del gatto riesce a combattere il virus e ad eliminarlo. Questo significa che se ho un test positivo in un gatto del tutto asintomatico, prima di dichiararlo malato, attendo almeno un mesetto. A questo punto lo ritesto: se è diventato negativo, significa che è riuscito ad eliminare il virus dall’organismo. Il problema è che ciò non lo rende immune da successivi contagi, quindi se viene nuovamente a contatto con il virus si ammala.

Inoltre vale sempre la regola che prima dei cinque mesi di vita non ha senso testare il gattino in quanto è a rischio di interferenze con gli anticorpi materni e il suo sistema immunitario non ancora perfettamente sviluppato potrebbe ingannarci.

In caso di gatto sintomatico, è probabile che vi verranno proposti anche degli esami ematici completi per valutare in toto lo stato di salute del gatto e la diffusione della malattia.

Terapia e prevenzione

Essendo una malattia virale, non ci sono cure specifiche per la FeLV. Esistono dei protocolli basati sull’uso di interferone felino (quello umano che costa meno non funziona) o di associazioni di chemioterapici, solo che anche qui non è garantito il risultato della terapia, oltre al fatto di sottoporre il micio a cure intensive, dispendiose, di lunga durata e senza nessuna garanzia di successo.

In caso di infezioni blande, è possibile tentare di tenere alte le difese immunitarie tramite l’uso di multivitaminici, immunostimolanti e farmaci omeopatici. Per quanto riguarda la vaccinazione, esiste, ma bisogna fare un paio di considerazioni. Prima di tutto come tutti i vaccini non è protettivo al 100%, ma comunque fornisce un alto livello di protezione. Poi, prima di fare il vaccino per la FeLV (non è inserito nei normali protocolli di base, viene fatto su richiesta del proprietario), bisogna eseguire il test per essere sicuri che il gatto sia negativo: non ha senso infatti vaccinare un gatto già positivo, il vaccino non cura, previene. Una volta che ci siamo assicurati che il gatto sia negativo, si procede al primo vaccino che andrà richiamato dopo un mese. In questo mese il gatto ovviamente non deve uscire di casa e non deve venire a contatto con altri mici potenzialmente infetti, altrimenti non essendo ancora protetto rischia di contrarre la malattia. Il vaccino viene poi ripetuto a scadenze annuali.

Prima d introdurre un nuovo gatto in casa, qualsiasi sia la sua provenienza, conviene da una parte testarlo per evitare di portare la malattia in casa, ma ovviamente devono essere già testati e negativi tutti i gatti di casa, se no sono loro a trasmettere la malattia al nuovo arrivato. E ribadisco il concetto che testare un gatto oggi, trovarlo negativo, poi farlo uscire il giorno dopo senza vaccino non ha senso: oggi so che non ce l’ha, ma domani può prenderla non appena incontra il primo gatto malato.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | Flickr

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