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Sicilia: veterinario lavora un minuto a settimana, colpa del contratto Asl

Una Asl in Sicilia ha proposto ad un veterinario un contratto per lavorare un minuto a settimana. Ma come si è arrivati a questo?

Sicilia: veterinario lavora un minuto a settimana, colpa del contratto Asl

Sembra di essere in un episodio di Ai confini della realtà e invece no, siamo semplicemente in Italia. La vicenda è questa: a Trapani, in Sicilia il veterinario Manuel Bongiorno, 38 anni, di Castelvetrano, vice presidente dell’Ordine Veterinario di Trapani, ha ricevuto un contratto dall’Asl locale per lavorare un minuto ogni sette giorni. Si tratta come solito dell’ennesimo pasticcio burocratico all’italiana che unito alla crisi economica del momento fa sì che il dottor Manuel Bongiorno una volta a settimana sia costretto ad andare fino a Trapani, passare il badge, aspettare un minuto, ritimbrare il cartellino in uscita e andare via. Ma vediamo perché si è arrivati a questo.

La storia del veterinario che lavora un minuto a settimana

Tutto comincia in realtà 20 anni fa, la Sicilia approfitta in maniera eclatante dell’allora possibilità di avere due tipi di veterinari, ovvero i dirigenti, assunti con concorso e con orario settimanale di 38 ore (un po’ come se fossero i medici degli ospedali o i medici di base in umana) e i convenzionati, liberi professionisti con ambulatorio in proprio che vengono però chiamati e pagati periodicamente dalle Asl locali per svolgere alcuni compiti particolari. In Sicilia in particolar modo venivano chiamati per contrastare la brucellosi. Come dicevamo, la Sicilia approfitta di questa opportunità e su 1200 veterinari convenzionati italiani, 350 sono siciliani.

Arriviamo così nel 2009, quando la Regione prende una decisione: allarghiamo a questi veterinari il contratto di medici convenzionati esterni. Ma come fare per quantificare il loro impegno lavorativo? In fin dei conti, un medico di base sai quante ore sta nel suo ambulatorio, ma un veterinario che gira per la campagna cercando di arrivare negli allevamenti più imboscati, che può trovarsi di fronte una strada asfaltata così come lo sterrato più pericoloso, che trova le vacche comodamente in stalla oppure deve andare a rincorrerle per i campi quando sono allo stato brado, come si può fare a quantificare ciò?

Ecco che allora vengono fatti due calcoli: un veterinario fattura all’Asl all’anno un totale di 20.000 euro? Se calcoliamo che i medici convenzionati devono avere 38 euro lordi l’ora, ecco che arriviamo ad ottenere un contratto annuo di 526 ore l’anno, quindi dieci a settimana. La speranza qui è sempre la stessa: quel promesso rinnovo automatico l’anno successivo con il miraggio di un contratto che diventi a tempo indeterminato con un aumento del carico ore conseguente.

In questa prima ondata di convenzionati, vengono coinvolti 300 veterinari. Gli esclusi non ci stanno e nel 2012 la Regione decide di far rientrare in questo programma anche i veterinari che erano stati chiamati per controlli saltuari, realizzando dei mini contratti. Paolo Ingrassia, presidente nazionale del sindacato veterinari, spiega: “Era chiaro che sarebbero venuti fuori dei pasticci. Ma le nostre proposte per trovare soluzioni sensate, come un minimo di sei ore settimanali, sono state respinte”.

Ecco quello che succede a questo punto: alcuni veterinari, fra cui anche Manuel Bongiorno decidono di accettare queste mini convenzioni, qualcuno ottiene due ore a settimana, qualcuno 45 minuti, qualcuno 4 minuti, fino ad arrivare al record di 1 minuto. La lettera dell’Asl relativa alla “richiesta trasformazione del contratto di diritto privato in incarico ambulatoriale a tempo determinato” di Manuel Bongiorno, il quale ha ogni diritto di rientrare nei nuovi contratti, dichiara che il veterinario in questione ha diritto a un minuto a settimana. Il dottor Manuel Bongiorno è estremamente amareggiato da tutto ciò: “Una volta a settimana vado nella sede dell’Asp e devo passare il badge. Entro, aspetto che passi un minuto, e poi ripasso il badge. Va avanti così da mesi. A giugno e luglio sono dovuto andare a Trapani, penso che mi spetti anche un rimborso benzina. Io voglio solo potere svolgere la mia attività e una condizione che mi amareggia…”. A maggio, quando il dottor Bongiorno ha firmato il contratto, ha convertito in pratica la prestazione originarie fornita in debito orario e per soddisfare il contratto è costretto a sottostare a questa situazione.

Ora, a questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda: perché accettare un contratto simile? Posso ipotizzare la risposta e le motivazioni che hanno spinto questi colleghi. I veterinari coinvolti in questi contratti (che sono delle vere e proprie prese in giro) sono cinque. Una di loro spiega che quando sono stati proposti questi contratti, il patto era chiaro: l’anno successivo il contratto sarebbe stato trasformato da tempo determinato a tempo indeterminato, con conseguente aumento delle ore lavorative. Cosa che ovviamente non è avvenuta. Mettiamoci nei panni di questi veterinari: perché non hanno rifiutato una proposta simile? Prima di tutto perché gli era stato fatto intendere che era solo temporanea e che a breve il tutto si sarebbe trasformato nell’agognato contratto a tempo indeterminato.

In secondo luogo perché il miraggio del posto fisso in Asl è un sogno per molti veterinari. In tempi di crisi economica come questa, dove i concorsi Asl sono fermi da secoli e dove in pratica nessun veterinario riesce a farsi assumere, avere un posto fisso è un sogno che si realizza. Perché la realtà dei veterinari è questa: fondamentalmente siamo tutti precari, puoi essere lasciato a casa da un giorno all’altro sia nel settore pubblico che in quello privato, non hai tutele di nessun tipo (mutua, indennizzi, infortunio, ferie…) e sei gravato da una mole di tasse che fanno sì che il 60% di quello che guadagni finisca nelle Casse dello Stato. Nessuna persona potrebbe sopravvivere a lungo in una situazione del genere, quindi ecco perché la possibilità di infilare un piedino nell’Asl ha convinto questi colleghi ad accettare un contratto simile. Una volta che sei dentro, la speranza (e in questo caso la promessa) era che tutto si trasformasse in un contratto a tempo indeterminato che consentisse loro di vivere dignitosamente. Nulla di più e nulla di meno.

Il che ha anche un secondo risvolto: in realtà in Sicilia (ma anche nel resto d’Italia) servirebbero più veterinari in tal senso per effettuare i controlli necessari a tutelare la nostra salute. Solamente che taglia di qua, taglia di là, lo Stato non ha soldi per pagarli e quindi semplicemente si vive in uno stato di carenza perenne, che va a discapito della salute di tutti.

Via | Corriere

Foto | Army Medicine

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