Petsblog L’olfatto dei cani distingue anche i gemelli identici

L’olfatto dei cani distingue anche i gemelli identici

I cani riescono a distinguere anche i gemelli identici grazie al loro infallibile olfatto!

L’olfatto dei cani distingue anche i gemelli identici

I cani riescono a distinguere anche i gemelli identici, e lo devono al loro straordinario olfatto! A renderlo noto è stato Andrea Mazzatenta, docente di Psicobiologia e Psicologia animale dell’Università di Teramo, che spiega che, ad esempio, un cane molecolare ben addestrato a riconoscere le impronte olfattive può distinguere fra due persone esattamente identiche. Le impronte olfattive sono infatti come quelle digitali, non ne esiste una uguale all’altra, e ciò vale anche per i gemelli identici.

Mazzatenta ha da poco partecipanto all’incontro ‘I cani nell’investigazione scientifica: da ausilio a strumento di prova‘ tenutosi a Teramo, dove è stato approfondito questo particolare e straordinario talento dei nostri amici a quattro zampe.

Non ci sono razze superiori ad altre, anche perché la selezione non è mirata ai geni olfattivi. In questo campo un meticcio può lavorare bene come un esemplare blasonato. E il suo contributo può essere fondamentale per le indagini. Se, ad esempio, il sospetto autore di una violenza ha un gemello identico, le tracce del Dna da sole non bastano. Il cane addestrato può invece distinguere fra i due gemelli dall’odore: alimentazione, scelte di vita e colonizzazione batterica renderanno le tracce dei fratelli identici molto diverse al naso del cane.

A quanto sembra i cani sarebbero in grado di distinguere fra infinite combinazioni di odori. Nel loro naso i neuroni bipolari hanno più di 100 ciglia (contro le 10 di quello dell’uomo), e sulle ciglia vi sono i recettori per gli odori, per cui un cane ha una sensibilità 10 volte maggiore rispetto a quella dell’uomo.

Il cane ha inoltre 900 recettori olfattivi contro i 400 dell’uomo, e mille geni per questi recettori che sono tutti espressi, mentre negli esseri umani non lo sono. Un tratto ‘dormiente’, il nostro, che però

fa sapere l’esperto

potrebbe ancora attivarsi nel corso dell’evoluzione.

via | AdnKronos
Foto da iStock

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