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I cani sentono il tempo che passa? A quanto pare possono fiutarlo

Sembra che i cani possano percepire il tempo che passa. Come? Fiutando lo scorrere del tempo.

I cani sentono il tempo che passa? A quanto pare possono fiutarlo

I cani possono annusare il passare del tempo? Sembra di sì. Ci si chiede spesso se i cani riescano a percepire lo scorrere del tempo come facciamo noi. A dire il vero pare che possano farlo, anche se non nel modo che intendiamo noi. Secondo diversi studi e indagini, i cani avrebbero una sorta di piccolo orologio all’interno del loro cervello che permette loro di stabilire quale ora sia. Non si tratta di mero ritmo circadiano: ci sono numerosi esempi documentati di cani che, ogni giorno, si presentano alla stessa ora per aspettare da qualche parte il loro umano. Il caso più celebre è quello di Hachiko, l’Akita inu di proprietà del dottor Eisaburo Ueno, professore all’Università d Tokyo.

Ogni giorno Hachiko accompagnava il suo padrone alla stazione ferroviaria per salutarlo. E ogni pomeriggio, puntuale come un orologio svizzero, Hachiko si faceva trovare alla stazione per dargli il bentornato. Un pomeriggio, però, il professor Ueno non tornò: era morto a Tokyo. Ma Hachiko aspetto alla stazione fino a mezzanotte, poi tornò a casa. Il giorno successivo e ogni giorno per quasi dieci anni, Hachiko si recò alla stazione di Shibuya esattamente nell’orario giusto del treno del rientro su cui il suo padrone tornava sempre a casa.

Hachiko accompagnava il suo umano al mattino, poi tornava a casa e qui rimaneva fino a quando non sentiva che era trascorso il tempo giusto. Poi ripartiva per andare a prendere il suo umano. Questo vuol dire che i cani devono avere un meccanismo interno che gli permette di percepire il passaggio del tempo.

Come fanno i cani a percepire il passaggio del tempo?

A dire il vero non ci sono molti studi che hanno cercato di dare una risposta a questa domanda. Il più famoso è quello realizzato da due ricercatori dell’Università svedese di Scienze Agrazire a Uppsala. Therese Rhene Linda Keeling hanno osservato 12 proprietari di cani e i loro quattrozampe. In pratica i proprietari lasciavano i cani da soli a casa per un periodo di tempo crescente, filmando poi le reazioni dei cani quando i loro umani tornavano a casa.

Secondo i risultati ottenuti, i cani riuscivano a distinguere fra periodi breve e lunghi, ma non potevano elaborare intervalli più specifici. I cani mostravano più entusiasmo nel vedere i loro proprietari dopo due ore di distanza rispetto a come reagivano se il loro proprietario li lasciava soli per mezz’ora. Tuttavia non vi era alcuna differenza nella reazione del cane dopo un’assenza di due ore rispetto a una di quattro ore.

Se andiamo nel campo dei rapporti anedottici, invece, ci sono testimonianze di numerose persone che affermano che i cani riescono a stabilire con una certa precisione il trascorrere del tempo: anticipano il ritorno del loro proprietario dal lavoro ogni giorno. Molti cani cominciano a controllare porte e finestre 15-20 minuti prima che il loro umano rientri a casa.

Secondo Alexandra Horowitz, psicologa presso il Barnard College di New York City, i cani riuscirebbero a fiutare il trascorrere del tempo. Molti cani possono seguire piste decidendo di passare da quella più debole, quindi più vecchia a quella più forte, quindi quella più recente. Visto che i cani sono in grado di rilevare quanto sia vecchio un determinato odore, ciò significa che stiano effettivamente percependo eventi che si sono verificati in diversi intervalli di tempo.

Ma come si applica questa capacità ai cani che sanno quanto tempo passa prima che il proprietario torni a casa? Quando il proprietario esce di casa, l’intensità dell’odore in casa diminuisce di ora in ora. E’ possibile che il cane abbia imparato, attraverso la semplice ripetizione, che quando l’odore si indebolisce fino ad arrivare a un livello specifico, vuol dire che è ora del rientro a casa. In pratica la forza dell’odore residuo permette al cane di capire quando torneremo a casa.

Questa è solo un’ipotesi affascinante: non ci sono studi che la dimostrino.

Via | Psychology Today

Foto | Pixabay

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