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Omeopatia veterinaria: quando va usata?

Prendiamo spunto da un recente articolo pubblicato su Veterinary Record per rispondere ad alcune domande sull'omeopatia veterinaria: quando va usata? Funziona sì o no?

Omeopatia veterinaria: quando va usata?

Omeopatia veterinaria – Si torna a parlare di omeopatia, questa volta a livello veterinario. Tutto a causa della pubblicazione di un nuovo studio su Veterinary Record: lo studio dal titolo “Comparison of veterinary drugs and veterinary homeopathy”, part 1, Veterinary Record 08/05/17, and part 2, Veterinary Record 08/23/17 ha messo nuovamente in discussione l’effettiva efficacia dell’omeopatia, sostenendo che i benefici derivanti dall’omeopatia fossero dovuti solamente all’effetto placebo. La pubblicazione di questo studio ha innescato le solite polemiche relative all’omeopatia: da una parte abbiamo i detrattori dell’omeopatia che sostengono che gli studi a sostegno della medesima siano pieno di errori ed omissioni, dall’altra abbiamo i sostenitori dell’omeopatia che sostengono che gli studi contro l’omeopatia siano pieni di errori ed omissioni. Almeno le due frange sono d’accordo su qualcosa: tutto è pieno di errori ed omissioni.

Omeopatia veterinaria: funziona o non funziona?

A seguito della pubblicazione su Veterinary Record di questo studio, ecco che gli omeopati italiani sono insorti, tuonando: “Nella pubblicazione ci sono errori e colpevoli omissioni, siamo nuovamente dinnanzi a pregiudizi che non hanno nulla di scientifico”. I veterinari della IAVH – International Association Veterinary Homeopathy hanno così spiegato: “I molteplici errori e omissioni in questa pubblicazione suggeriscono che non sia stata recensita da alcuna persona qualificata in omeopatia veterinaria”. E ancora: “L’approccio critico degli autori è basato soprattutto su argomenti teorici sul perché l’omeopatia non possa funzionare. E’ un approccio conosciuto come pregiudizio sulla plausibilità che di scientifico non ha nulla, impedisce ogni valutazione approfondita e imparziale dell’evidenza clinica, e può portare perfino a violazioni degli standard scientifici nell’analisi sulla ricerca” (tutto ciò lo trovate su AUSTRALIAN HOMEOPATHIC ASSOCIATION, HOMEOPATHY RESEARCH INSTITUTE (2017) Re-Analysis of the Australian report presso questo link).

Su questo argomento è intervenuto anche il professor Robert Hahn, scienziato e ricercatore non coinvolto nel settore dell’omeopatia: “Le prove cliniche sui rimedi omeopatici mostrano che sono spesso superiori al placebo e i ricercatori che dichiarano l’opposto si affidano a studi invalidati, adottando metodi statistici non appropriati” (in questo caso trovate il report completo su HAHN, R. G. (2013) Homeopathy: meta-analyses of pooled clinical data. Forschende Komplementaermedizin 20, 376-381 presso questo link).

Alcuni veterinari favorevoli all’uso dell’omeopatia hanno poi spiegato: “Il successo del trattamento omeopatico è basato sull’individualizzazione della terapia, metodo confermato come efficace anche da meta-analisi pubblicate su riviste scientifiche internazionali” (lo studio in merito è quello dal titolo MATHIE, R. T., LLOYD, S. M., LEGG, L. A., CLAUSEN, J., MOSS, S., DAVIDSON, J. R. T., FORD, I. (2014) Randomised placebo-controlled trials of individualized homeopathic treatment: systematic review and meta-analysis. Systematic Reviews 3, 142) e ancora “Sebbene la modalità d’azione delle medicine omeopatiche non sia ancora conosciuta (la ricerca di base su animali come rane, ratti, topi e piante frumento, lemna, piselli) nonché cellule come i leucociti basofili, ha dimostrato che le preparazioni omeopatiche anche altamente diluite sono in grado di causare cambiamenti biologici misurabili, quindi non si può ragionevolmente presumere che le risposte a farmaci omeopatici siano dovute al solo effetto placebo. Riguardo poi specificatamente all’omeopatia veterinaria, vi sono meta-analisi che mostrano complessivamente una tendenza positiva a comprova dell’efficacia dell’omeopatia sugli animali”, concludono i veterinari italiani” (gli studi completi in merito sono Marzotto M, Bonafini C, Olioso D, Baruzzi A, Bettinetti L, Di Leva F, et al. (2016) Arnica montana Stimulates Extracellular Matrix Gene Expression in a Macrophage Cell Line Differentiated to Wound-Healing Phenotype. PLoS ONE 11(11): e0166340. doi:10.1371/journal.pone. 0166340 e MATHIE, R. T., CLAUSEN, J. (2015) Veterinary homeopathy: meta-analysis of randomised placebo-controlled trials. Homeopathy 104: 3-8 che trovate presso questo link).

Anche Paolo Roberto di Sarsina, medico e delegato italiano nel Consorzio CAMbrella dell’Unione Europea, aveva così dichiarato (qui il link completo all’intervento presso la EUROPEAN COMMISSION (2017) A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance – AMR): “Come giustamente evidenziato dai veterinari della IAVH nel giugno 2017, la Commissione Europea ha adottato il nuovo piano d’azione europeo per Salute Unica (One Health) contro la resistenza agli antibiotici, che afferma che l’uso di antibiotici negli animali debba essere minimizzato il più possibile e mette in evidenza il bisogno di trovare alternative agli antibiotici, e le medicine complementari sono certamente tra queste opzioni”.

Infine ecco cosa dichiarato da Marco del Prete, Presidente dell’Associazione Medica Italiana di Omotossicologia: “L’intervento dei colleghi medici della IAVH è quanto mai puntuale: nonostante il continuo riproporsi del disco rotto dell’effetto placebo, secondo il quale i benefici dell’omeopatia sarebbero riconducibili solo all’autosuggestione – cosa davvero singolare se consideriamo che in veterinaria si tratta bestiame che non è minimamente a conoscenza della tipologia di farmaci che gli vengono somministrati – i risultati del paradigma terapeutico non convenzionale sono da tempo sotto gli occhi di tutti e confermati da una crescente mole di studi scientifici di buona qualità. Negarli ottusamente sulla base di meri pregiudizi è l’atteggiamento più antiscientifico che si possa immaginare”.

Omeopatia veterinaria: quando usarla?

Tutto quanto trovate sopra è quanto riferito dai veterinari omeopati italiani e non in merito all’argomento, soprattutto a seguito dello studio pubblicato su Veterinary Report. Ma all’atto pratico l’omeopatia veterinaria funziona o no? E quando usarla? Prima di tutto una considerazione, che dovrebbe nascere spontanea e sottolineata da Marco del Prete: come si fa a parlare di effetto placebo in cani e gatti? Su una persona è possibile farlo, ma un cane e gatto non hanno la coscienza necessaria per autoconvicersi che quella medicina funzionerà, per cui criticare uno studio sull’omeopatia veterinaria partendo come base dall’effetto placebo, a rigor di logica, indipendentemente dal fatto di credere o meno nell’omeopatia, non ha molto senso.

L’omeopatia veterinaria si usa? Sì e no, anche qui dipende dal veterinario e dalla sua formazione medica. Si usa solo quella? Dipende di nuovo dal veterinario. Funziona? Ci sono tesi e studi a sostegno sia del fatto che funzioni, sia del fatto che non funzioni, per cui la diatriba è ancora aperta, così come in umana.

Parlando di esperienza pratica, però, quindi di lavoro quotidiano in ambulatorio, sono giunta ad una conclusione. Conosco colleghi che usano regolarmente l’omeopatia e colleghi che non credono che funzioni, per cui ho sentito e collaborato con entrambe le campane. Personalmente credo nel giusto mezzo. Nel senso che dipende dalla patologia che sto affrontando. Se ho un ascesso grande quando un pugno pieno di pus, difficilmente potrò pensare di debellarlo usando solo l’omeopatia e i colleghi che conoscono che la utilizzano, non si azzarderebbero mai a curare un ascesso con la sola omeopatia. Cosa farebbero? Medicina tradizionale abbinata a omeopatia. L’una non esclude necessariamente l’altra.

Ho una piometra, un’anemia emolitica, degli acari nell’orecchio? Non li curo con la sola omeopatia, li curo con la medicina tradizionale e uso magari l’omeopatia come supporto. Questo per dirvi che ci sono situazioni in cui si può pensare di usare la sola omeopatia, altre no. Ho un cane che ha preso una storta, ho accertato che non ci sono fratture e lussazioni, ma magari solo un leggero strappo muscolare? Potrò pensare di usare inizialmente l’omeopatia. Ho una frattura grave? Non uso la sola omeopatia.

Inoltre bisogna anche spiegare un fraintendimento che spesso si crea nei proprietari: vogliono usare l’omeopatia per evitare la medicina tradizionale ed i suoi effetti collaterali perché l’omeopatia, secondo loro, è naturale e quindi scevra di complicanze. Con l’inevitabile corollario di voler fare una terapia fai-da-te, bypassando il veterinario, perché l’amico dell’amico del cugino della prozia Peppa ha usato quel rimedio omeopatico sul suo cane e quindi anche sul nostro gatto (che magari ha tutt’altro) lo posso usare, tanto male non gli fa perché è naturale ed omeopatico. Sbagliato, state partendo da presupposti sbagliati. Naturale non vuol dire privo di effetti collaterali, molti principi attivi di farmaci della medicina tradizionale tanto osteggiata dai fautori del “naturale a tutti i costi” derivano proprio da piante, cosa c’è di più naturale di una pianta? E molte piante sono tossiche a determinati dosaggi. Pensiamo alla Belladonna: è una pianta, è naturale, quindi non ha effetti collaterali? No, contiene alcaloidi come atropina, scopolamina e L-giusciamina, è velenosa se ingerita: l’atropina e la scopolamina che ne derivano, se ingerite in dosi tossiche, provocano avvelenamenti. Eppure sono naturali e naturali non era sinonimo di salutare? In medicina tradizionale si usa l’atropina e anche la scopolamina, ma a dosi ben stabilite, non a dosi tossiche.

Chi usa l’omeopatia sa bene che sbagliare il rimedio omeopatico, vuol dire danneggiare il paziente. Non è vero che l’omeopatia la puoi prendere tranquillamente perché tanto non ha effetti collaterali. Magari chi non crede nella sua efficacia la vede così, ma chi crede che funzioni sa bene che bisogna usare rimedi giusti per i giusti pazienti, a potenze giuste. Questo anche perché non è che un determinato rimedio funziona per tutti, in generale in omeopatia bisogna trovare il giusto rimedio per il singolo: una cistite in un gatto potrebbe richiedere un rimedio omeopatico diverso dalla cistite di un altro gatto. E per trovare il giusto rimedio, ci va un veterinario che si occupi effettivamente di omeopatia, questo sempre nell’ottica di non fare danni. Quindi anche in omeopatia è vietato il fai-da-te.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

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