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Toxoplasmosi nel gatto: come interpretare gli esami del sangue

Come interpretare gli esami del sangue (IgM e IgG) in caso di Toxoplasmosi nel gatto?

Toxoplasmosi nel gatto: come interpretare gli esami del sangue

Toxoplasmosi gatto – Continua ad esserci parecchia confusione per quanto riguarda la Toxoplasmosi nel gatto, non solo per quanto riguarda gli aspetti zoonosici e le modalità di trasmissione (c’è ancora gente convinta che basti guardare un gatto affinché i tachizoiti ti saltino addosso…), ma anche riguardo all’interpretazione degli esami del sangue. Ecco che allora oggi andremo a concentrarci proprio su questo aspetto della questione: come interpretare quei valori di IgM e IgG nel gatto.

Toxoplasmosi nel gatto: significato di IgM e IgG

In generale quando si testa un gatto per la Toxoplasmosi, vuoi perché si sospetta che quei sintomi polmonari, epatici o neurologici nel micio siano provocati dalla Toxoplasmosi, vuoi perché il gatto è a contatto con una donna incinta negativa (di base in casa non ci sono le condizioni giuste affinché le oocisti diventino infettive, ma c’è gente a cui non c’è verso di farlo capire), ecco che si valutano sia le IgM che le IgG. Le IgM sono gli anticorpi della fase acuta della malattia, quindi indicano infezione acuta: raggiungono il picco 2-4 settimane dopo l’infezione e poi gradualmente diminuiscono, anche se possono rimanere in circolo fino a 16 settimane.

Le IgG indicano invece infezione cronica, si manifestano dopo 3-4 settimane dall’infezione e persistono a vita, arrivando a titoli molto alti anche in pochissimo tempo. Altro esame che si può fare è la PCR, considerando che il protozoo lo si ritrova nella forma di tachizoita anche nel liquor, nelle lesioni cutanee e nel BAL (inoltre si può fare anche sulle feci per cercare le oocisti). Raramente si possono vedere le oocisti nelle feci durante la limitata fase enterica con diarrea del gatto, ma spesso le si confonde con quelle di Hammondia e Besnoitia.

Toxoplasmosi nel gatto: considerazioni su IgM e IgG

Ecco qualche considerazione da fare durante l’interpretazione degli esami:

  • l’infezione è assai diffusa nei mammiferi, ci sono tantissimi portatori sani
  • le IgM nel gatto persistono fino a 4 mesi
  • l’infezione è a vita
  • le IgG perdurano con titoli elevati anche a vita
  • alcuni gatti, anche con forma clinica, non producono mai IgM
  • occhio che nei gatti positivi a FIV o in quelli con forme oculari le IgM rimangono alte per mesi (il che vuol dire che non sempre indicano forma acuta)
  • in caso di infezione da FIV o dopo somministrazione di cortisonici o immunosoppressori le IgM possono ricomparire anche se non ci sono sintomi di malattia
  • il titolo anticorpale non è correlato con la gravità della malattia
  • attenzione ai falsi negativi tipici degli esami IFI
  • nelle riacutizzazioni (provocate da terapie immunosoppressive) non aumentano i titoli di IgG
  • in gatti sani possono anche aumentare le IgG

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

Foto | x-oph

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