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FIV, informazioni sul virus dell’immunodeficienza felina

Che ne dite se oggi andiamo a dare uno sguardo più da vicino al virus dell’immunodeficienza felina o FIV?

FIV, informazioni sul virus dell’immunodeficienza felina

FIV e virus dell’immunodeficienza felina – Lo so, abbiamo già parlato in passato della FIV, ma ci siamo concentrati soprattutto su quello che interessa maggiormente la pratica clinica: sintomi e modalità di trasmissione. Oggi invece andremo a vedere qualcosa di più proprio sul virus dell’immunodeficienza virale felina, in realtà ci sono alcuni dettagli che vale la pena di sapere anche dall’atto pratico e dal punto di vista del proprietario. Andiamo a vederli dunque, senza scendere troppo nello specifico.

FIV: informazioni sul virus

Il virus dell’immunodeficienza velina o FIV è un lentivirus che provoca nei gatti una sindrome da immunodeficienza felina. Precisiamo subito che pur essendo correlato all’HIV dell’uomo, è del tutto diverso: questo vuol dire che un gatto FIV positivo può contagiare solamente un altro gatto, non l’uomo. Altrimenti tutti i veterinari sarebbero fregati in partenza.

Il virus della FIV tipicamente presenta un lungo periodo di latenza, durante il quale il sistema immunitario perde progressivamente le sue capacità di difesa. Alla fine di questa fase di latenza, ecco che abbiamo la fase dell’Immuodeficienza Acquisita vera e propria, quindi con i sintomi causati da infezioni secondarie opportuniste e malattie e sindromi sistemiche, ivi inclusi tumori.

Ci sono cinque sottotipi del virus della FIV: in Italia di solito è predominante il sottotipo B, anche se in Europa è presente l’A, B, C e il D. Una volta che il virus è entrato nell’organismo, si lega alle cellule bersaglio e integra il suo genoma in quello della cellula ospite per produrre nuove particelle virali. Diciamo che il virus della FIV può infettare le cellule CD4+ o T-Helper, i linfociti citotossici soppressori o CD8+, i linfociti B e anche i macrofagi.

All’inizio dell’infezione si ha linfopenia per diminuzione dei linfociti CD4+ e CD8+, poi si attiva la risposta immunitaria e si producono anticorpi con aumento dei linfociti CD8+ (inversione del rapporto CD4+ e CD8+). Poi per mesi la situazione si stabilizza come prima dell’infezione, anche se si nota una diminuzione dei linfociti. La fase di latenza a questo punto può durare anni, ma i CD4+ progressivamente diminuiscono.

Cosa vuol dire?

Dal punto di vista pratico, tutto quanto visto sopra significa che possiamo individuare diversi stati dell’infezione da FIV:

  1. stadio 1 o acuto: inapparente, talvolta si ha febbre, aumento di volume dei linfonodi, anoressia, diarrea, neutropenia e linfopenia
  2. stadio 2 o latente: il gatto rimane portatore asintomatico anche per anni con viremia persistente, positivo agli anticorpi. CD4+ e CD8+ diminuiscono, talvolta si ha aumento delle proteine totali con aumento delle gamma globuline policlonale
  3. stadio 3 o terminale: dimagrimento, febbre, anoressia, anemia, neutropenia, linfopenia, infezioni secondarie (herpesvirus, calicivirus, micosi, toxoplasmosi, emobartonellosi, coccidiosi), ascessi, stomatiti, fauciti, problemi neurologici, problemi oculari, problemi dermatologici, linfoma, leucemia

Vista la peculiarità della malattia, vale la pena ribadire come un gatto FIV positivo rimarrà positivo a vita. Se avete fatto un test in passato ed era positivo, allora il gatto indubbiamente aveva la FIV. Se rifatto a distanza di mesi risulta negativo, potremmo trovarci nella fase di latenza in cui il virus si “nasconde” e non è attivo, per cui non è che il gatto è guarito, semplicemente non è in fase acuta.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

Foto | trishhamme

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